giovedì 20 gennaio 2011

Gruppo di responsabilità o vergogna d’Italia? Fate voi, il fatto che in Italia non si capisce più nulla, si sono capovolti valori, principi e regole del decoro, presupposti fondamentali per mantenere un minimo di dignità.



Sembrano esserci tutti alla corte del Re Silvio, principi, musici, cantori, ciambellani, giullari, cortigiani, servitù e saltimbanco, pare non manchi nessuno. La Polis greca, quella con la P maiuscola dettava un concentrato di presupposti alle quali bisognava dare il massimo valore ed il massimo rispetto per essere riconosciuti all’altezza di governare la Res Pubblica. Quindi la Polis, la perimetrazione all’interno del quale viene circoscritta la Città o lo Stato e la Res Pubblica, gli interessi comuni che vengono affidati ai rappresentanti del popolo. Rappresentanti ai quali non viene affidato solo il compito di governare con onestà, secondo scienza e coscienza, ma gli viene affidata la rappresentanza e la rappresentatività di tutta la cittadinanza soprattutto nel decoro del comportamento, lo stesso che Macchiavelli individua nell’etica, distinguendola in etica civile ed etica statuale dando a quest’ultima  un’importanza maggiore rispetto alla prima. Alle porte del terzo millennio in Italia tutto ciò sembra essere sparito, l’etica statuale è stata distrutta con l’aggravante di porsi come modello per quella civile dove molti disvalori del passato anno assunto il ruolo di valori, rispolverando come per incanto tutte quelle categorie che dalle fiabe e dai libri di storia erano usuali riempire le corti. Non contenti di ciò alcuni di questi si associano per meglio rappresentare il bene dei cittadini  e dell’Italia ponendosi appellativi come quello di “gruppo di responsabilità”. Il significato nella lingua Italiana del termine Responsabilità detta: La condizione di dovere rendere conto di atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha una parte, un ruolo determinante; se questo è lo stesso  significato di responsabilità del codesto gruppo allora avranno di che rispondere davanti ai cittadini e davanti all’intera Nazione.

Gaetano Amenta

mercoledì 19 gennaio 2011

Chi fa bunga bunga può governare un impero, ma non una democrazia.

E' il presidente del Consiglio, cribbio (direbbe lui). Il presidente del Consiglio, non un cittadino normale o un miliardario qualsiasi che fa quel che vuole dei suoi soldi e di se stesso, e se si infila venti ricattatrici potenziali sotto le lenzuola, alla peggio ci rimette il portafogli e l’argenteria di famiglia. Lui è il leader politico di uno Stato e i rischi a cui lo espone la sua condotta privata non investono solo la sua persona, ma tutti gli italiani. E se il servizio segreto di una nazione o multinazionale straniera avesse assoldato Ruby per costringere il premier a firmare un accordo economico svantaggioso per l’Italia in cambio del silenzio?

Moralismo? No, Machiavelli. O, se preferite, la morale dell’Uomo Ragno: a grandi poteri grandi responsabilità. Il capo di un governo eletto dal popolo non è «uno di noi». Deve essere meglio di noi o quanto meno sembrarlo. Poiché rappresenta l’immagine del proprio Paese nel mondo, è tenuto a rispettare le sacre regole dell’ipocrisia, a contenere i suoi vizi o comunque a occultarli, come fecero Kennedy, Craxi e Mitterrand. E quando viene beccato, deve chiedere scusa e mostrarsi contrito in stile Clinton, non negare l’evidenza e parlare d’altro, di rispetto della privacy (che per lui non vale) e di complotti che anche se ci fossero non scalfirebbero il nocciolo della questione: chi fa bunga bunga può governare un impero, ma non una democrazia

domenica 16 gennaio 2011

Avanti così con determinazione e Coraggio.La politica come missione.

Non è certo ora di dubbi o riflessioni passive, la strategia fin ora adottata a dato ottimi frutti un grosso impatto sin da subito con l’opinione pubblica e una grande attenzione che non può e non deve essere delusa. Il 14 Dicembre è una grande vittoria e non una sconfitta politica, se si è perso per qualche voto che ha certificato coloro che hanno cambiato casacca nel volgere di poco tempo come personaggi legati a degli interessi personali in barba a qualsivoglia principio etico e morale, ciò ci deve dare forza anziché togliercela. Un piccolo rimprovero però c’è lo dobbiamo fare, se ci soffermiamo attentamente sulla riforma dell’università alla fine chi si sono sentiti traditi sono qualche milione di giovani che avrebbero scommesso fortemente che futuro e libertà avrebbe incarnato le loro proteste. In realtà non è andata così, abbiamo dato l’ennesima mano d’aiuto al Premier e al suo governo come dire alla fine vivono sempre nella speranza di rientrare. Oggi superate tutte queste questioni bisogna partire dalle certezze e passare a fatti concreti. Le certezze sono riscontrabili in migliaia di pagine Facebook  e di blog su Generazione Italia, Futuro e Libertà ed altro che confermano i sondaggi sul fatto che questo movimento esiste e come. I fatti concreti si riassumono nella necessità che questo movimento va istituzionalizzato, le Città, le Provincie, le Regioni e lo Stato vanno governati con i rispettivi organi di governo, si ha la necessità da subito che il movimento esista in tutta Italia fisicamente. Per semplificare questo lavoro c’è la necessità di organizzare migliaia di persone atte a svolgere questo ruolo, organizzarle e motivarle a dare una struttura in un tempo relativamente breve al movimento. La sterzata che il Presidente Fini ha dato , in termini di tematiche trattate e di punti di vista messi sul tavolo per le soluzioni ci ha spostato il baricentro di appartenenza in un’aria molto più vasta di quella a cui eravamo legati, si è avuto il coraggio di abbattere gli steccati del novecento che davano troppo spazio ai nostalgici e alle vecchie metodologie. Saper bene interpretare il presente significa per noi maggiore consapevolezza per costruire le strategie per il futuro, oggi incombe la necessità principalmente di diventare credibili e ciò lo possono determinare solo fatti concreti. Lo sforzo di uno statista come il presidente della camera sta dimostrando di essere , sta proprio nell’aver messo in gioco la massima posta , se stesso, con la voglia , la passione e la determinazione di lasciare a noi tutti la testimonianza del coraggio nel difendere dei valori e dei principi senza dei quali non si potrà mai costruire una grande Nazione. Valori e Principi che devono essere codificati nel nostro DNA, facendo si che il nostro popolo diventi  portatore sano degli stessi. Il valore ed il coraggio rappresentati da Presidente Fini sono stati certificati da 33 valorosi Deputati e da 10 altrettanto valorosi Senatori, questo per il popolo di Futuro e Libertà è un orgoglio di cui andrà sempre fiero, per tale motivo questo stesso Popolo vi chiede di andare avanti con determinazione perché alla fine ci prenderemo le nostre meritate soddisfazioni. Con immenso riconoscimento

Gaetano Amenta.

sabato 8 gennaio 2011

Datemi una leva e vi solleverò il mondo… la leva del futuro? I Giovani

Secondo la prestigiosa rivista americana “Time”l’uomo dell’anno 2010 è Mark Zuckerberg, un giovane di 26 anni, creatore di facebook, piattaforma di social network con più di 200 milioni di iscritti .
L’idea di creare un nuovo modo di comunicare nasce e si sviluppa nella prestigiosa università di Harvard e vede la partecipazione al progetto di altri brillanti studenti tra cui McCollum,grande esperto di informatica, Dustin Moskovitz e Chris Hughes.
Andando a ritroso nel tempo ,siamo nel 1968, il giovane diciassettenne Bill Gates, grazie ad una convenzione tra la scuola e la Computer Center corporation, può esercitarsi su un DEC PDP 11,restando folgorato dalle potenzialità di quella famosa macchina chiamata computer, la sua storia professionale (la creazione di Microsoft che lo ha reso il secondo uomo più ricco al mondo )è oggi conosciuta a tutti.
Cosa unisce questi due personaggi è chiaro :la giovane età, la voglia di fare,una scuola che ha fornito le competenze adeguate e mezzi per sviluppare l’ingegno, imprese che hanno investito sulla persona o sul progetto e un sistema basato sulla meritocrazia.
Lo stesso Bill Gates dichiarò nella sua autobiografia che le assunzioni venivano premiati i soli talenti, senza precedenti esperienze lavorative, ma con idee nuove da implementare.
Gli Stati Uniti sono un terreno fertile, in cui si investe molto in sviluppo e ricerca, stimolando quelle nuove aree di mercato in cui il sapere innovativo e creativo dei giovani può esprimersi al meglio.
Spostiamoci ora in Italia. Negli stessi anni in cui Bill Gates progettava la nascita della Microsoft, in Italia avevamo uno dei padri del microprocessore: il fisico Federico Faggin.
Dov’è questo talento? Naturalmente in America.
La SGS-Fairchild nel 1968 resasi conto del suo talento lo invitò a fare un’esperienza in California,affidandogli lo sviluppo dell’originale MOS Silicon Gate Technology.
Più del 90% di tutti i circuiti integrati prodotti nel mondo utilizzando la Silicon Gate , progettata da Faggin.
In Italia Faggin ha ricevuto decine e decine di riconoscimenti, è stato nominato Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica e ha più di 5 lauree “honoris causa” conferite da università italiane.
E’ possibile premiare i talenti con pezzi di carta inutili?
Non è forse necessario creare le condizioni affinché questi talenti restino in Italia , piuttosto che regalare capitale umano e miliardi ad altri Paesi?
Il fenomeno della fuga di cervelli non è un problema di oggi che si vuole risolvere con l’introduzione di un’imposta sostitutiva pari al 10% sui redditi dei ricercatori che rientrano in Italia.
Pensiamo forse che i talenti siano interessanti alle imposte? I talenti vogliono coltivare i loro saperi ed essere accolti da realtà innovative che gli offrano la possibilità di progettare e sviluppare le loro idee.
La risposta così anacronistica del ministro Tremonti non fa altro che sottolineare la gerontacrazia di un sistema di un sistema che chiude le porte ai giovani alla formazione, all’innovazione tecnologica.
Mentre Bill Gates progettava all’età di 20 anni il suo impero in Italia andava affermandosi la logica gerontocratica.
Analizzando la data di nascita dei nostri Presidenti del Consiglio dal 1972 ad oggi emergono due dati : tutti sono nati prima del 1940 e quasi tutti hanno compiuto studi giuridici
Andreotti (1919), Rumor (1915) Moro (1916) Cossiga ( 1928)Forlani (1925) Spadolini ( 1925) Fanfani (1908) Craxi(1934) Giovanni Goria l’unico laureato in economia e commercio , classe 1943 fu costretto a tornare a casa dopo la bocciatura del bilancio e degli interventi straordinari per il Mezzogiorno.
Ancora : De Mita (1928) e mentre nei mercati ,siamo nel lontano 1989,si affacciavano prepotenti i primi cellullari e il motore di ricerca Google ,in Italia a 70 anni veniva nuovamente eletto Andreotti , poi Amato (1938), Ciampi (1920)Berlusconi (1936) Dini(1931)Prodi (1939) D’Alema ( rercord: classe 1949) e poi ancora senza nessun nuovo nome o ricambio generazionale Amato , Berlusconi , Prodi e ancora Berlusconi.
C’è un proverbio toscano che recita “Minestra riscardata ‘n fu mai bona” ,nel nostro Paese si è seguito il criterio opposto , il mercato avanza e noi rispondiamo con la solita minestra riscaldata , che non può che portare a risultati pessimi.
E’ sconcertante pensare a quanti di quei nomi occupino ancora il Parlamento e gli uffici pubblici di potere, a quanti superino i 60 anni e al numero così esiguo di giovani in Parlamento .
Non stupisce che il Ministro Tremonti pensi di risolvere la fuga dei cervelli introducendo l’imposta sostitutiva del 10% in luogo dell’IRPEF o che nel momento in cui è necessario rilanciare le pmi vengano incrementati i pedaggi autostradali.
In Italia che già soffre per la carenza di infrastrutture e per condizioni di oligopolio nei trasporti , oltre a questi deficit che rappresentano un costo per mancanza di opzioni , le pmi dovranno affrontare il rincaro della benzina e il rincaro dei pedaggi autostradali .
Un’impresa che lavora in efficienza deve coprire i costi ed avere un margine di guadagno ; per far ciò dovrà per forza di cose traslare sul prezzo di vendita i maggiori costi del trasporto .
Cosa produce questo meccanismo?
I consumatori finali si privano del bene e non acquistano , le imprese esposte finanziariamente non riescono a coprire i costi e a rimborsare i debiti contratti e necessariamente chiudono ,mandando a casa i lavoratori.
Il questo meccanismo non si vedono vincitori , solo vinti :l’impresa, il consumatore finale , il lavoratore ora disoccupato e anche lo Stato , si lo Stato perché un’impresa che chiude è un’impresa che non darà redditi ai fini IRES, IRAP , IRPEF , d’altro canto il lavoratore non spenderà e vi sarà un minor gettito IVA. In due parole una norma anacronistica è una norma dannosa per l’Italia intera.
Può la faccia di Zuckerberg, giovane di 26 anni ,essere uno stimolo per noi giovani italiani?
Penso di si .
La nostra classe dirigente ci sta spingendo a limitare le nostre ambizioni , a rinunciare al nostro futuro e sta portando la nostra Italia verso il declino per la non più accettabile difesa di poteri acquisiti , ma mai ereditati, perché non esiste un sistema ereditario :la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme di una Costituzione che dovrebbe essere oggi riformata a favore di quegli stessi giovani esclusi da ogni forma di potere o rappresentanza.
L’Italia è al penultimo posto per tasso di occupazione giovanile , la stessa Costituzione nello stabilire le regole per essere eletti nel Parlamento demoralizza l’entrata dei giovani in politica e i diritti all’uguaglianza , al lavoro , allo studio vengono mortificati continuamente da una fetta di popolazione che ha più di 50 anni e che ostinatamente non vuole riconoscere che i tempi sono cambiati .
Secondo i dati del rapporto ManagerItalia nel 2020 gli elettori over 50 supereranno di gran lunga gli elettori under 50.
Il problema è che già oggi i giovani rappresentano il 15% degli elettori del Parlamento italiano ed essendo una quota così esigua nel proporre le riforme i politici non fanno altro che assecondare la fascia di età che apporta più voti in parlamento cioè quella degli over 40.
Immaginiamo cosa accadrà nel 2020 quando la percentuale del 15% tenderà ulteriormente a ridursi .
Crediamo forse di vincere un mondiale convocando la nazionale del 1980? Siamo forse in grado di partecipare a missioni di pace senza che intervengano quei giovani che si adattano alle condizioni più assurde?
Pensiamo a quanti nostri genitori hanno ancora difficoltà ad apprendere i meccanismi dell’informatica o all’avvento dell’euro. Molti nostri nonni prima di esprimersi in euro , ragionavano e ragionano oggi ancora in lire, perché è per loro difficile adeguarsi ad una moneta che non è stata la loro per gran parte della loro vita.
E’ così anche per la tecnologia e l’innovazione : chi si trova a doversi adattare , formato su altri meccanismi , tenderà ad essere più restio al cambiamento e all’innovazione rispetto ai giovani di oggi che nel cambiamento sono nati e che non possono confrontarsi con un vecchio sistema perchè non lo conoscono , ma sono incubatori di un nuovo sapere che viaggia in internet , nell’informatica in genere, nei nuovi linguaggi.
Senza uno scossone generazionale l’Italia si incammina verso il declino e nulla esclude che tra dieci anni troveremo gli stessi nomi in Parlamento se non prendiamo coscienza del fallimento di un tale sistema.
Esistono due strade : emigrare come ci ha consigliato il dott. Berlusconi o prendere coscienza oggi del problema e cercare attraverso l’unione , lo scambio di idee , le proteste di cambiarla questa Italia senza rimandare il problema a domani , perché il futuro un’Italia senza giovani non ce l’ha.
di Annalisa Lembo

mercoledì 5 gennaio 2011

Facciamo in modo che questo possa diventare un momento storico.

La storia, quella studiata sui banchi della scuola e assaporata pagina dopo pagina azione dopo azione, per poter essere, ha avuto bisogno non solo di chi ha sapientemente e minuziosamente raccolto i fatti e li ha riportati nei diversi volumi, ma ha avuto soprattutto bisogno di uomini e donne che con il loro coraggio, con la loro caparbietà e con la loro determinazione,  hanno dato vita ad una innumerevole sequenza di azioni coordinate per realizzare delle idee, …..idee, che nel loro immaginario rappresentarono il sogno, con l’ambizione di raggiungere nuove ed inesplorate mete. La libertà, la democrazia, il diritto , la fratellanza il senso di appartenenza ad una determinata comunità, l’identità, sono elementi di un inestimabile valore guadagnati con il sacrificio di tante vite umane che hanno creduto fino in fondo su quello che volevano, porgendolo come dolce dono alle generazioni che sono seguite. Il sapore del vivere, il gusto del bello, il rispetto per gli altri e per le cose, amare l’ambiente, la cultura , la società,  sono allo stesso tempo frutto e cibo delle e per le nostre anime.    Comprendere queste cose per milioni di individui che si affannano a rincorrere un qualcosa che non è mai stato identificato è veramente difficile; ma ancora una volta la storia ci ha insegnato che ci sono momenti nella vita dove la percezione del malessere quello vero non certo quello economico,  raggiunge livelli che rendono la vita stessa insopportabile facendo riconoscere ai tanti che la misura è colma. Il nostro sistema assomiglia ad un pachiderma  che ha affondato le sue zampe nel sudiciume e nelle più svariate immondizie e non riesce più a muoversi, ma lo fa con una certa aria di compiacimento visto che ancora crede di avere tutto sotto controllo. E in considerazione a tutto ciò che si spinge verso il risveglio delle coscienze, la necessità di rinsavire per riconoscere stolti, problemi e causa dei quali; risvegliarsi con occhi nuovi disincantati non più disponibili ne prede degli incantatori di serpenti, ma lucidi e pronti ad affrontare personalmente e direttamente la realtà anche se dura ed ossessiva. Le generazioni che vivono questo nostro presente e le successive, sono destinate ad assumersi responsabilità importanti;  dolenti o nolenti non potranno fare altro che tirare fuori le più fervide energie e mettere a punto strategie per salvare il mondo e se stessi, altrimenti non resta che soccombere; se non siamo stati capaci di trovare  le soluzioni per vivere meglio ora ne siamo costretti. “Facciamo in modo che questo possa diventare un momento storico”.

Gaetano Amenta