Quella che e stata una delle città più importanti e potenti, tanto sotto l‟aspetto culturale che economico, la patria del grande Archimede ridotta alla stregua di una Babele, dove ognuno, si adopera ad accrescerne la confusione, i disservizi e la povertà. Una città che discute dell’approvazione del proprio bilancio di previsione a settembre inoltrato è una città che non programma, ed affronta le diverse problematiche con improvvisazione ed affanno.
Si sa da sempre che la vocazione primaria della città di Siracusa è quella turistica, ma dire turismo significa dire servizi efficienti e funzionali, raccolta dei rifiuti ben organizzata e un piano del traffico che preveda un efficiente sistema di circolazione sia dei mezzi privati che di quelli pubblici. Dire turismo significa costruire azioni di accoglienza e attività culturali che rendano il senso di festosità e di garbo a chi ci viene a trovare per apprezzare l‟incommensurabile patrimonio artistico, architettonico e culturale, con la speranza di lasciare in essi un ricordo intangibile di univocità. Ma tutto ciò appare per Siracusa e per i Siracusani un sogno. Ormai da tempo, bisogna dire con angoscia e tristezza, si è persa la speranza di riportare Siracusa ai livelli che gli competono per grandezza ed antichi fasti. Una incomprensibile classe dirigente, mediocre, viaggia verso la distruzione di qualsivoglia speranza di sviluppo senza una meta; la mancanza di idee progettuali da sviluppare , legate ai gravissimi guasti provocati al bilancio comunale , in un periodo che non fa intravedere nulla di buono se non altro che tagli ai trasferimenti statali e regionali, chiarisce da subito gli scenari che si possono sviluppare nel prossimo futuro. Questo è un momento di emergenza, e come tutti i momenti critici necessitano energie nuove, e soprattutto metodi ed idee nuove. Mantenendo in essere questo stato di fatto e procedendo a voler risolvere i problemi con lo stesso metodo di come essi sono stati creati, porterà questa città allo sfascio totale. Non per voler essere disfattisti o catastrofisti, questa è una città che non ha un piano sociale e ha finito da tempo
le risorse per sostenerlo, sta applicando la politica dello struzzo senza voler vedere che c‟è una questione sociale in corso. Oltre alle tradizionali classi deboli a cui i comuni devono sopperire per rendere loro servizi di tipo sociali , come gli anziani , i diversamente abili e le famiglie indigenti , avanza il popolo, sempre più numeroso degli sfrattati, dei cassintegrati che non possono pagare le bollette e dei disoccupati con famiglia a carico che non riescono a mandare i figli a scuola. Continuano i giri di valzer delle giunte nate già morte, solo a fini elettoralistici e alle fantomatiche
costruzioni e ricostruzioni di equilibri sempre più instabili. L‟amministrazione di un ente è una cosa molto seria e delicata, presume competenze all’altezza della materia. Ricostruire una classe dirigente all’altezza della situazione non è facile, ma la città di Siracusa deve trovare il coraggio per avviare un processo di rinnovamento, che comprenda, l‟esclusione di molti di coloro hanno avuto l‟opportunità di essere messi alla prova, e l‟hanno sprecata, e la scelta di uomini e donne capaci di rappresentare una nuova stagione politica che sappia ridare fiducia all’intera comunità siracusana.
Gaetano Amenta
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