mercoledì 25 febbraio 2015

Rivoluzionare se stessi e definire il concetto di comunità potrebbe risultare una soluzione possibile ai guai dei nostri tempi.

Questa crisi non è una crisi economica , non è un problema per economisti, questa crisi è esistenziale , è un problema per psicanalisti . Qualcuno direbbe è un problema filosofico – ideale. La nostra società, affonda perché non riesce più a sognare, a progettare,  a fissare il suo procedere sui binari dei valori fondamentali dell’uomo e della natura. Nella realtà molti di noi hanno ancora dei sogni. Quello che manca è il tempo per raccontarli,  la forza per crederci veramente, e ancora prima degl’altri, noi stessi. Continuando a dire sempre le stesse cose, è finita che non ci crede più nessuno. Se il futuro tornasse ad essere il luogo ideale dove proiettare i propri sogni , dovrebbe rappresentare la speranza , non certo la minaccia.
Cosa assai più grave è, se si afferma che il futuro semplicemente non esiste. Che è rappresentato dalla disoccupazione a due cifre, dal contratto non rinnovato, dalla rata del mutuo,  dalle imprese sul lastrico e dalle mille problematiche fuori controllo . Con questa condizione nessuno ha la forza di guardare oltre, si vive in un presente perennemente ricolmo d’ansie, schiacciati dalla paura di non farcela. Paradossalmente, le macerie del dopo guerra, spinsero i nostri nonni a sognare e progettare un futuro di benessere, impiegando ogni tipo di espediente per trarne energie e forza. Avevano guardato dritta negli occhi la morte per scegliere senza esitare, di desiderare fortemente la vita. Oggi se volessimo costruire un parallelismo potremmo dire che sulle macerie  della società dei consumi, la cui crescita dopata ha ucciso i desideri, l’inconscio dei nipoti, a differenza dei loro nonni, sembra ipnotizzato da un eccesso artificiale di libertà e da un senso di disorientamento dato dall’assenza di punti di riferimento.
Un tempo la vita era l’università dell’uomo che si faceva da solo, oggi le università, formano individui che non trovano spazio in questa vita, o quantomeno, inadeguati per entrare nei processi moderni di produzione della ricchezza. Forse nella fretta di far crescere un modello nuovo di società, abbiamo trascurato che ad essa va legato il concetto di comunità. La società è un meccanismo , null’altro. La comunità  invece, nel senso sociologico soprattutto, è un insieme di persone unite dalla condivisione di valori , usi, costumi, credenze ecc. La proposizione che afferma” il mondo è la nostra casa”, non significa nulla. Il mondo è la casa di un numero indefinito di comunità, dove la comunità è la casa della nostra coscienza, del nostro essere, della nostra stessa anima. Il problema è esistenziale perché non sappiamo più chi siamo, da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo andare. Ognuno è un battello senza porto che naviga alla ricerca della propria bufera . Siamo dei naufraghi, proprio come quelli che sbarcano nelle nostre coste, con la sostanziale differenza, che loro mettono a rischio la vita per il loro sogno mentre a noi è stata inibita la facoltà di poter Sognare.
 Lavorare sull'appartenenza alla propria comunità, potrebbe far riaffiorare quei segni identitari utili a superare molti degli egoismo del nostro vivere. Iniziare a scegliere come stile di vita proprio, l’applicazione dei concetti di etica e di morale , percorrere tutti quegli aspetti valoriali che da sempre hanno nobilitato l’individuo, definire i codici distintivi per prendere le distanze di  una certa classe dirigente impegnata continuamente nel dare il cattivo esempio, al punto di non aver più riconosciuti i titoli per imporre regole che è la prima a non rispettare. Ricostruire l’autorevolezza di tutte quelle istituzione che per via di individui inadeguati hanno conosciuto lunghi periodi di umiliazione. Un riscatto sociale che inizia da se stessi come individui, ma come individui appartenenti ad una determinata Comunità. Invertire gli ordini dei valori potrà contribuire a ridefinire il nostro modo di desiderare quello che veramente è importante per noi, tirandoci fuori dalla sbornia in cui ci siamo cacciati. La strada che stiamo percorrendo è la strada del fallimento assicurato. E non di certo del fallimento economico, ma del fallimento della propria vita, quella stessa definita come unica ed irripetibile, Quella che una volta persa non vi sono ricompense di qualsiasi natura che  la possono rendere indietro. Rivoluzionare se stessi e definire il concetto di comunità potrebbe risultare una soluzione possibile ai guai dei nostri tempi.









lunedì 23 febbraio 2015

Un patto con il territorio può, meglio di qualsiasi altro strumento, designare dal basso le necessità e le soluzioni da mettere sul campo.


Il dibattito in politica dovrebbe portare al miglioramento delle soluzioni da dare ai tanti problemi dei cittadini, ma ancora una volta in Sicilia si è creata l’ennesima Babele dove tutti urlano tutto e dove nessuno ci capisce più niente.  Si è detto da sempre che il malaffare sguazza la dove la confusione regna , perché è dentro la disorganizzazione delle istituzioni che riesce a trovare la sua organizzazione. Badate bene che quando mi riferisco al malaffare non per forza mi riferisco alle organizzazioni delle diverse mafie, ma mi riferisco a tantissime sacche di organizzazioni che anche lontani da quelle più famosi , in modo subdolo agiscono nell'anonimato ed incidono pesantemente sulle risorse dei diversi enti. Oggi come ieri si ritorna a parlare di quale illustre personaggio potrà occupare la presidenza della regione e con quale coalizione dovrà governare la Sicilia, ma da nessuna parte si sente parlare di quale progetto per il futuro dell’isola e quale strategia per salvare dalla miseria l’agricoltura , la zootecnia, l’industria , il turismo, il terziario, il pubblico impiego ecc. Quest’ultimo aspetto in politica , almeno come si è intesa sino ad ora, è secondario. Ed è proprio su questo aspetto che voglio concentrare l’attenzione per poter iniziare un percorso diverso, non uso il termine nuovo perché ormai è diventato patetico, un percorso che crei un rapporto chiaro tra le istituzioni ed i cittadini, che usi un linguaggio semplice e comprensibile, fatto da tanti piccoli atti che stabiliscono da subito le cose da fare per iniziare a rimuovere gli ostacoli che stanno soffocando economia e Famiglie. Non sono più credibili gli incantatori di serpenti che da oltre vent'anni hanno ricoperto cariche importantissime contribuendo solo all'attuale disastro. Si ha la necessità di procedere non solo con volti nuovi , ma soprattutto con argomenti e metodi diversi, concentriamo i nostri sforzi per individuare e raggiungere degli obbiettivi chiari e indirizziamo le nostre azioni per disegnare la strategia che ci conduca alla riorganizzazione dei nostri territori. I problemi dei cittadini sono collegati ai territori di riferimento ed è da lì che bisogna ripartire, un patto con i territori può, meglio di qualsiasi altro strumento, designare dal basso le necessità e le soluzioni da mettere sul campo. Questa è la sfida per costruire il futuro delle nuove generazione e su questo concentreremo da subito le nostre energie ed intelligenze migliori. La necessità parte sicuramente dal concetto di identità e di comunità e dal fatto quindi di essere orgogliosi di essere siciliani e di appartenere a quella parte di siciliani che questa terra la vogliono cambiare veramente.
Gaetano Amenta 

sabato 21 febbraio 2015

La mia Idea per cambiare le cose !

Ho sempre sostenuto che per cambiare le cose ci vogliono metodi e idee nuovi, senza dei quali sarà difficile aspettarsi novità. Con il solo cambio di persone siano essi maschi o femmine, giovani o vecchi, se non accompagnati da un nuovo vento tutto rimarrà immutato. Pur tuttavia nella mia breve esperienza di vita sociale e politica mi sono sempre chiesto quale fosse stato il migliore metodo per cambiare le cose. La storia , la letteratura e i fatti con le loro testimonianze ci spingono verso l'isola del pessimismo, e viene pure difficile trovare argomenti per ribaltare la triste realtà. Ma la dove non arriva la ragione ci arriva l'istinto,l'amore e la passione, tutte prerogative che non hanno prezzo, che non si possono acquistare o vendere; prerogative che devono ridare un senso alle parole, alle quali devono seguire i fatti. E per fare ciò si ha la necessità di costruire coscienze,di aprire dibattiti ,come questo, con il fine di creare spazzi magari strappati alla politica trita e ritrita, per riempirli di idee e contenuti nuovi, perché solo così facendo tutto avrà senso, e tutto ridarà vigore ad una vera nuova azione, senza della quale tutto sarà noia.