Chi mi conosce bene sa che la parte più
importante della mia esistenza non è quella materiale , rispondente alle
necessità di un sistema sociale costruito e costituito; ma bensì quella
spirituale. La parte filosofica e ideale , quella che crede più alla rivoluzione
che ognuno può fare dentro di se , e che coinvolge gli altri, eventualmente,
solo se lo scelgono liberamente, con l’emulazione. La base ideale che afferma
che l’amore produce amore e l’odio, odio. La filosofia dell’armonia dove nessuno
pensa che può controllare altro che se stesso. Il caos è dato dall'intrusione
di una volontà terza, nella libertà altrui. Dove non esista più conformismo perché
superato dalla condivisione. Siamo parte della natura , o no ? Se è si
rispettiamola e rispettiamo le sue leggi. Se è no chiariamo per una volta e per
tutte cosa siamo . Questa crisi non è una crisi economica ,
non è un problema per economisti, questa crisi è esistenziale , è un problema
per psicanalisti . E' l'incapacità dell'individuo di definire cosa sia essenziale per la sua serena esistenza. Qualcuno direbbe è un problema filosofico – ideale. La
nostra società, affonda perché non riesce più a sognare, a progettare, a
fissare il suo procedere sui binari dei valori fondamentali dell’uomo e della
natura. Nella realtà molti di noi hanno ancora dei sogni. Quello che manca è il
tempo per raccontarli, la forza per crederci veramente, e ancora prima
degli altri, noi stessi. Continuando a dire sempre le stesse cose ; è finita che
non ci crede più nessuno. Se il futuro tornasse ad essere il luogo ideale dove
proiettare i propri sogni , dovrebbe rappresentare la speranza , non certo la
minaccia.
Cosa assai più grave è, se si afferma che
il futuro semplicemente non esiste. Che è rappresentato dalla disoccupazione a
due cifre, dal contratto non rinnovato, dalla rata del mutuo, dalle
imprese sul lastrico e dalle mille problematiche fuori controllo . Con queste
condizioni nessuno ha la forza di guardare oltre, si vive in un presente
perennemente ricolmo d’ansie, schiacciati dalla paura di non farcela.
Paradossalmente, le macerie del dopo guerra, spinsero i nostri nonni a sognare
e progettare un futuro di benessere, impiegando ogni tipo di espediente per
trarne energie e forza. Avevano guardato dritto negli occhi la morte per
scegliere senza esitare, di desiderare fortemente la vita. Oggi se volessimo costruire
un parallelismo potremmo dire che sulle macerie della società dei
consumi, la cui crescita dopata ha ucciso i desideri, l’inconscio dei nipoti, a
differenza dei loro nonni, sembra ipnotizzato da un eccesso artificiale di
libertà e da un senso di disorientamento dato dall’assenza di punti di
riferimento.
Un tempo la vita era l’università
dell’uomo che si faceva da solo, oggi le università, formano individui che non
trovano spazio in questa vita, o quantomeno, inadeguati per entrare nei
processi moderni di produzione della ricchezza. Forse nella fretta di far
crescere un modello nuovo di società, abbiamo trascurato di legare ad essa il
concetto di comunità. La società è un meccanismo , null’altro. La comunità
invece, nel senso sociologico soprattutto, è un insieme di persone unite
dalla condivisione di valori , usi, costumi, credenze ecc. La proposizione che
afferma” il mondo è la nostra casa”, non significa nulla. Il mondo è la casa di
un numero indefinito di comunità, dove la comunità è la casa della nostra
coscienza, del nostro essere, della nostra stessa anima. Il problema è
esistenziale perché non sappiamo più chi siamo, da dove veniamo e soprattutto
dove vogliamo andare. Ognuno è un battello senza porto che naviga alla ricerca
della propria bufera . Siamo dei naufraghi, proprio come quelli che sbarcano
nelle nostre coste, con la sostanziale differenza, che loro mettono a rischio
la vita per il loro sogno mentre a noi è stata inibita la facoltà di poter
Sognare.
Lavorare sull’appartenenza alla propria
comunità, potrebbe far riaffiorare quei segni identitari utili a superare molti
degli egoismo del nostro vivere. Iniziare a scegliere come stile di vita
proprio, l’applicazione dei concetti di etica e di morale , percorrere tutti
quegli aspetti valoriali che da sempre hanno nobilitato l’individuo, definire i
codici distintivi per prendere le distanze di una
certa classe dirigente impegnata continuamente nel dare il cattivo esempio, al
punto di non aver più riconosciuti i titoli per imporre regole che è la prima a
non rispettare. Ricostruire l’autorevolezza di tutte quelle istituzione che per
via di individui inadeguati hanno conosciuto lunghi periodi di umiliazione. Un
riscatto sociale che inizia da se stessi come individui, ma come individui
appartenenti ad una determinata Comunità. Invertire gli ordini dei valori potrà
contribuire a ridefinire il nostro modo di desiderare quello che veramente è
importante per noi, tirandoci fuori dalla sbornia in cui ci siamo cacciati. La
strada che stiamo percorrendo è la strada del fallimento assicurato. E non di
certo del fallimento economico, ma del fallimento della propria vita, quella
stessa definita come unica ed irripetibile, Quella che una volta persa non vi
sono soldi che la possono
rendere indietro. Rivoluzionare se stessi e definire il concetto di comunità
potrebbe risultare una soluzione possibile ai guai dei nostri tempi. Per questo
la parola d’ordine è “disobbedienza “ ! Disobbedire a tutto ciò che ha
costruito i presupposti dalla nostra infelicità, a partire da tutti quei
sistemi sociali, scolastici e di cultura convenzionale atti solo a obbligarci
servilmente al sistema.
Gaetano Amenta
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