sabato 26 febbraio 2011

“Povero Meridione e poveri Meridionali”.

Ci stiamo accingendo a Festeggiare il centocinquantesimo anno dall’unità d’Italia e tra scontri e punti di vista in questi ultimi mesi se ne sono sentite di tutti i colori. Cose molto originali e persino folcloristiche da quelle dei rappresentanti leghisti che ne hanno sottolineato l’inutilità al punto di votare contro al Consiglio dei Ministri, a quello della Marcegaglia che l’ho ritiene importante ma poco opportuno, giustificando il tutto con le difficoltà economiche italiane. Gli unici che non battono ciglio in tutta questa storia, e debbo constatare in nessuna altra, siamo noi meridionali, poveri ignoranti mai usciti dal rango di cafoni, neanche quando riusciamo a legittimarci con qualche laurea o anche qualche titolo di eccellenza. E’ ormai da tempo, mia convinzione che il meridione non uscirà mai dal suo stato comatoso, perché bisogna ammettere, per essere leali con noi stessi, che la caratteristica principale di noi meridionali è il servilismo. Noi non abbiamo mai sentito la necessità di ripercorrere la nostra storia, quella di meridionali , lungo tutto questo secolo e mezzo , magari alla ricerca di un pizzico di orgoglio che ci avrebbe visto protagonisti tanto per l’unione che per la costruzione di quella che oggi riconosciamo come la nostra nazione. Noi non abbiamo mai sentito la necessità di riscatto, come momento di partecipazione alla vita sociale, culturale ed economica dell’intero paese, ed abbiamo sempre delegato la rappresentanza dei nostri territori a gente che del mandato di rappresentanza dei cittadini ne ha fatto uno strumento atto a meglio realizzare i propri interessi. In tutti questi anni il meridione ha regalato centinaia di deputati agli infiniti governi che si sono susseguiti, numeri così imponenti da poter far cadere gli esecutivi in qualsiasi momento, eppure questo maledettissimo meridione non è mai riuscito a giovarne. Da Cavour a Berlusconi si sono susseguite personalità importantissime anche provenienti dal meridione ma il destino impietoso ci è apparso e continua ad apparirci cinico e baro. Se il 17 Marzo 2011 mentre festeggiamo il centocinquantesimo dall’unità d’Italia , riuscissimo a chiederci : ma noi meridionali, gente del mezzogiorno d’Italia, perché stiamo festeggiando ? Cosa mai per noi c’è da festeggiare ? Forse dopo un secolo e mezzo potremmo iniziare seriamente a riflettere sul nostro passato per poter  magari scrivere qualche pagina di storia patria con un ruolo da protagonisti. Interroghiamoci e cerchiamo di rispondere:  siamo stati e continuiamo ad essere una colonia del Nord del paese o no ? E per evitare tutto ciò cosa ci è mancato in tutti questi anni, quale cambiamenti è necessario apportare per far si che qualche cosa cambi ? Ci siamo fregiati   dei più svariati appellativi, mafiosi, clientelisti, spreconi, corrotti, corruttori, poco capaci, disorganizzati e cosi continuando, anche perché molti di questi appellativi ce li siamo meritati. La parodia del film “ Qualunquemente “ ha incarnato in alcuni casi la situazione meridionale, mentre in altri non è stata capace di superare la realtà che in certi aspetti è più drammatica. L’istruzione e l’intelligenza al sud non è fattore di merito e nemmeno di vantaggio per il territorio, ma è in molti casi servile al potere, potere che il più delle volte è in mano a cafoni senza scrupoli o a incapaci fuori luogo, dove tutto è possibile solo dentro la  logica del tornaconto personale.  Il meridione che ho visto in quel film non mi ha fatto ridere , ci sono stati passaggi che mi hanno fatto piangere il cuore e sono uscito dalla sala con l’amaro in bocca…. pensando: “povero Meridione e poveri Meridionali”.

sabato 19 febbraio 2011

Lettera al Presidente Gianfranco Fini


Come tantissimi altri italiani che la seguono ormai da tantissimo tempo, voglio rinnovarle soprattutto in questo difficilissimo momento la mia fiducia. Mi rendo conto che questo mio atto non può avere altro che un significato simbolico, ma se può servire vuole interpretare il sentimento di tantissimi cittadini e di tantissime cittadine, Italiani, giovani e meno giovani che hanno ritrovato in questa nuova azione le motivazioni per continuare a lottare e non arrendersi al conformismo amorale di cui la nostra splendida Nazione è afflitta . Gli errori più grandi nelle scelte sono legati al fatto di non credere fino in fondo su quello che si è deciso, lasciando ai dubbi troppo spazio e rimettendosi troppo soventemente a tatticismi utilitaristici incomprensibili per i tanti. Come lei ha detto tante volte il dato è tratto, oggi quella parte d’Italia e di italiani che ha scelto di stare con lei non ambisce a nessun rientro  nei diversi livelli di governo , ma vuole costruire insieme a tantissime altre persone per bene un percorso virtuoso che ristabilisca regole e valori senza dei quali nulla potrà rinascere. Non sarà sicuramente il deputato in più o il senatore in meno che determinerà il successo o l’insuccesso del nuovo movimento, penso che invece giocherà un ruolo determinante la coerenza che sarà espressa nei confronti di tutte quelle tematiche che sono state trattate e che diventano codice identificativo del nuovo soggetto politico. Saranno i cittadini nelle prossime elezioni a premiare o bocciare le nostre azioni, ma queste devono essere chiare e senza nessuna titubanza. Oggi si può anche subire il fascino del potere politico ed economico che altri detengono più di tutti, ma gli slogan e gli annunci non hanno mai governato nessuna Nazione , e questo come vale per gli altri vale anche e soprattutto per noi. Bisogna confidare nei capi saldi della democrazia , continuando ad essere paladini della legalità, dell’onestà e della tolleranza. Ingaggiare una grande battaglia per organizzare e direzionare le grandi energie dei giovani, e creare da subito tutte quelle condizioni che possono far crescere motivazioni per il futuro, bisogna spingere sulla vera formazione strettamente legata ad un serio progetto di sviluppo socio economico, con la centralità data al lavoro e all’assistenza a tutte le categorie disagiate. Credere fortemente che la cultura, i beni culturali e la millenaria storia italiana sia uno dei pilastri della nostra economia, ma tenere allo stesso tempo presente le difficoltà della micro, piccola e media azienda.  La lotta alla corruzione, lo snellimento delle prassi amministrative, la lotta a gli enti inutili deve essere parte integrante dei nostri futuri obbiettivi, che ci dovranno fare individuare sacche di sprechi da ridurre e utilizzare per un rilancio vero dell’economia. Il cosmo femminile deve vedere nelle nostre azioni una grande apertura per tutte quelle potenzialità da troppo tempo poco valorizzate. Non c’è bisogno di inventarsi nulla, dobbiamo solo continuare sulla stessa strada che abbiamo scelto, la strada che tiene sempre in mente che senza condizioni come la legalità, l’onestà e la trasparenza non vi possono essere ne sviluppo ne libertà. La strade che da forza alle idee e alla passione per realizzarle;  la strada dei programmi, la strada dell’organizzazione e della caparbietà a raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissi. La quasi totalità dei circoli è con lei, c’è la necessità di lavorare per organizzarli e per istituzionalizzare il movimento, l’unico errore da non commettere è quello che per evitare di scontentare  uno o più parlamentari si finisca per rendere fandonie gli impegni presi nei confronti della base e delle migliaia di giovani e di cittadini che stanno credendo in questa nuova avventura con tanta forza e tanta speranza. Se ci crediamo fino in fondo, il resto verrà da solo .
Con immensa stima

Gaetano Amenta  

venerdì 18 febbraio 2011

Nessuno parli più di cambiamento se non con le azioni che ne provino il significato.

Dire ai nostri tempi morire per un’idea , per dei valori o per la propria patria, per molti non significa più nulla. La storia, la letteratura, la filosofia,  la si studia ormai da tempo, per un sei o al massimo un sette, e non per capire cosa è successo, ciò che è stato, magari per essere più forti per quel che vorremmo che fosse. L’amore , la passione, il gusto, la morale , il fuoco che arde, la propria terra, la famiglia, l’amicizia, il rispetto, la parola data, l’onesta, la legalità, la natura, l’umanità, non sono più componenti unici ed irrinunciabili ma retorica, flaccida e disfatta retorica. I nostri discorsi sono intrisi di frasi fatte e propongono sempre i migliori propositi, eppure le cose continuano a peggiorare, le giornate sembrano diventare sempre più pesanti, è sempre più diventata  insopportabile la fatica sulle spalle di tutte quelle persone che sono realmente schiacciate dai problemi reali del vivere quotidiano.  Il sistema implode e noi non possiamo che restare a guardare, forse è più giusto così , convincersi che è meglio che le cose precipitino ancor di più, e più velocemente. Partecipare al caos potrebbe solo peggiorare le cose , e necessario comprendere che c’è bisogno che qualcuno faccia altro, quell’altro che si ritiene superfluo, inusuale e in alcuni casi anche ridicolo. Bisogna che si ritorni ad appartenere a delle comunità anche piccole o piccolissime come può essere la famiglia, e che si ritorni a condividere dei valori, a gustare insieme il sapore del pane, magari apprezzando un sorriso sincero, o condividendo una sana risata. La semplicità è scomparsa dal nostro modo di essere, dai nostri stili di vita, ci siamo avventurati verso una complessità che non sappiamo maneggiare, è come un bolide dato in mano ad un giovanissimo fresco di patente , per il quale è facile immaginarne quali, in alcuni casi, possono essere le conseguenze. Ci siamo fatti illudere e continuiamo a farlo, non si raggiungerà mai una meta se non prima la si sia individuata, sono troppe le persone che inseguono ciò di cui non conoscono l’identità. L’inerzia ci spinge senza progetti comuni , ne obbiettivi , ne scopi, immaginate una pallina da flipper che viene sospinta ogni qualvolta sbatte contro quei pomelli infernali, noi siamo la pallina e i bombardamenti mediatici sono i pomelli infernali. Ci siamo smarriti ed è necessario ritrovarci. Necessita urgentemente fissare alcuni punti cardini , pochi ma certi per tracciare le coordinate del nostro viaggio senza delle quali il rischio è di girare a vuoto con l’unica certezza che è quella di continuare a sbattere.

Gaetano Amenta   

mercoledì 9 febbraio 2011

Bono cerca avvocati per una causa indifendibile.

Come si evince dalla replica il presidente Bono non ha argomenti per rispondere con fatti concreti agli appunti proposti nella missiva di Domenica. Non lo fa direttamente e lo fa fare ad un consiglieri che poco conosce ciò che succede in provincia perché troppo occupato con il proprio lavoro e le proprie cose, tanto da dedicare all’ente di via malta piccolissimi ritagli del suo tempo. Consigliere che voglio rassicurare in quanto la mia non è una reazione, ma un’azione politica che da qua in avanti metterà in chiaro il disorientamento e lo sbando che sta vivendo l’ente Provincia. Andolina si è limitato a sottoscrivere una nota retorica scritta da altri, quando avrò voglia di parlare di fatti che lo riguardano  dovrò necessariamente parlare di altri aspetti. Il presidente Bono continua a fare della retorica e della finzione la sua arma migliore, i progetti del nodo di Noto e del cavalcaferrovia di Rosolini oltre ad essere due progetti vecchi, elaborati negli ultimi dieci anni da altre amministrazioni, se mai vedranno la luce tra diversi anni, questo sarà grazie ad uno scippo che lo stesso presidente ha operato nei confronti di tutta la comunità provinciale. Infatti l’utilizzo delle somme pari a 31,500 milioni di euro della legge Bersani, insieme ad altri 10 milioni di euro dei Por destinati ad interventi di manutenzione straordinaria, che sarebbero bastati a rimettere in sesto e in sicurezza tutta la viabilità provinciale,oltre a dare immediatamente una grandissima iniezione alla depressa economia, alle aziende e alle famiglie dell’intera Provincia  a partire dalla zone montane, furono riversati con i soliti giochetti di palazzo solo nelle due opere sopra citate. Questo costò all’amministrazione Bono la prima crisi sottoscritta da diciotto consiglieri nel quale io ero il primo firmatario. Le uniche opere realizzate sono frutto della commissione speciale per la sicurezza stradale presieduta dal Cons. Acquaviva e voluta dai cons. Amenta-Bastante, e finanziate con max emendamento nel bilancio dal Consiglio Provinciale. Non capisco cosa significa, nella nota di risposta, che nel 2010 l’amministrazione ha approvato il piano triennale delle opere pubbliche, strumento che va approvato ogni anno propedeutico al  bilancio di previsione, ciò continua a certificare che si parla di strumenti dei quali se ne disconosce la funzione. Le risposte date sono il copia ed incolla delle imbarazzanti relazioni semestrali del presidente Bono trite e ritrite, ma alle domande più scottanti il presidente continua a non risponde. Quali sono i motivi istituzionali delle trasferte a Roma, quali i costi e quali i benefici? Se mai dovesse partire quanto costerà realmente ai cittadini l’Alberghiero di Siracusa? I 440 mila euro destinati al Natale come sono stati spesi visto che i cittadini non si sono accorti di nulla? L’assessore ai lavori pubblici che non opera dal 25 di novembre quando sarà nominato? L’ufficio tecnico che aspetta da ormai tre anni un nuovo assetto, quando tempo ancora dovrà aspettare? Chi è il responsabile per la progettazione e chi per la manutenzione ordinaria e straordinaria? Chi si occupa delle zona Montana? Questa amministrazione può vantare la realizzazione di un solo nuovo progetto? Il piano territoriale provinciale, strumento di concertazione tra Provincia e Comuni, a cosa servirà quando dopo la sua approvazione risulterà uno sterile strumento personale del presidente Bono ? I 300 mila euro per il turismo previsti nel bilancio di previsione  2010 e non spesi, idem per i 50 mila per la segnaletica turistica sono la prova della mancanza di programmazione e di idee o cosa? La solida maggioranza che la sostiene, ha completato il lavoro della confusione e del pantano dell’azione amministrativa che la contraddistingue, ogni giorno che passa nella posizione di presidente con queste condizioni, è un giorno rubato a tutti quei giovani disoccupati e a loro futuro, ragazzi che si aspettavano da lei delle risposte. Si assuma un ultima responsabilità, si dimetta.
Gaetano Amenta

sabato 5 febbraio 2011

Il presidente Bono ammetta il proprio fallimento e se tiene veramente a questo territorio rassegni le proprie dimissioni.

Ormai è una certezza la provincia regionale di Siracusa è allo sbando, l’azione di governo del presidente Nicola Bono si è afflosciata , anzi non è mai partita. Si comincia a definire come fallimentare un’esperienza che era partita con una miriade di buone intenzioni, che legate ad una costellazione favorevole definita dallo stesso presidente con l’appellativo di allineamento cosmico, si è trasformata, per effetto dell’ordine sparso in caos, determinandone un flop gigantesco. La riorganizzazione dell’ente sotto il profilo gestionale è rimasta zoppa, con la prima fase caratterizzata dalla riduzione dei settori, ormai a quasi tre anni dall’insediamento, non si capisce quale impostazione sia stata data agli ufficio dei settori area tecnica. Uffici smembrati e lasciati su se stessi, senza una programmazione, ne una pianificazione per nuove progettazioni, il tutto ci fa presumere che chi verrà dopo, troverà il nulla. Altro che programmare il futuro, mettere in moto energie, dargli metodo e obbiettivi, il Titanic affonda e i musicanti suonano allegramente per far capire il contrario.   La girandola assessoriale da l’idea della qualità dell’azione programmatica che ha confuso responsabili e preposti; l’assessore ai lavori pubblici che manca ormai da qualche settimana, dopo le dimissioni di Paolo Caruso la dice lunga sulle difficoltà politiche che l’amministrazione Bono vive. A questo si è aggiunta la mancanza del capo del settimo settore ing. Paolo Gallo che dopo non poche incomprensioni con il Presidente ed il suo staff ha preferito anticipare la sospirata pensione. La zona montana vive un abbandono che non ha precedenti, molte delle comunità vivono disagi ormai da qualche anno e si registrano una quantità imponente di strade chiuse al traffico con il consequenziale isolamento dei diversi comuni.   Le poche opere che vanno avanti a forza sono roba del passato. Un presidente che sta dimostrando giorno dopo giorno la sua incapacità a gestire, coordinare e programmare una struttura complessa come quella dell’ente Provincia. E’ grave evidenziare che l’attività che dovrebbe essere il fiore all’occhiello tra le prerogative assegnate alla Provincia, l’edilizia scolastica, sia invece in condizioni peggiori dell’ufficio tecnico. Senza mai aver affrontato seriamente la questione si tira a campare, con un settore disorganizzato se non inesistente,  inseguendo le diverse problematiche che si presentano giornalmente, non esiste un piano scuole per programmare una pianificazione concreta sulle reali necessità delle diverse strutture scolastiche, la programmazione non è materia di questa amministrazione che preferisce di gran lunga l’improvvisazione. La materia principe dell’amministrazione Bono è il contenzioso visto la mole di delibere che vengono espletate mensilmente. Piuttosto non si è ancora capito quali interessi legano l’azione amministrativa della provincia regionale con la città di Roma, visto che in base alla frequenza di partenze per la capitale del presidente Bono non si evincono a oggi ne benefici progettuali ne economici per l’ente provenienti dallo Stato,  anzi se ne presume un grosso aggravio di spese di viaggio e di soggiorno, oltre all’assenza fisica dello stesso per diversi giorni alla settimana. Alcuni articoli di giornale hanno sottolineato che: “il Re è nudo”, noi diciamo che dalla sua grande esperienza ci saremmo aspettati qualcosa di più, ma dobbiamo evidenziare che: “ sotto il vestito nulla”.
Per questa amministrazione i servizi sociali sono non pervenuti, una materia lasciata all’inerzia, alla quale si da nessuna importanza. Pochissimi i progetti presentati e finanziati da enti superiori e fondazioni, e per quei pochi non per merito dell’amministrazione. In tutti i settori si registrano le identiche difficoltà , ma il settore che da l’idea massima dell’incapacità organizzative e di programmazione del presidente Nicola Bono, soprattutto dopo la liquidazione delle vecchie APIT ,  è il turismo, settore strategico per una provincia come quella di Siracusa per l’immensa ricchezza culturale e per la massiccia concentrazione di beni culturali e paesaggistici, versa in uno stato di totale abbandono. La delega al turismo trattenuta ad interim volutamente dal presidente della provincia è l’evidenza dell’incapacità e del fallimento dello stesso e della sua amministrazione tanto sulla programmazione che sul coinvolgimento del territorio e degli enti locali. Tolta qualche partecipazione alle borse del turismo nazionale e comunitarie come Milano e Berlino si rilevano solo azioni inconcludenti, l’ultima Paestum dove il Presidente ha potuto sperimentare la propria solitudine , per l’assenza totale di amministratori degli enti locali e operatori. I 440 mila euro del trascorso Natale sono roba da corte dei conti, una polverizzazione e uno spreco dei soldi pubblici per progetti inconsistenti non coordinati e gestiti senza alcuna programmazione, passati come la prassi della prima repubblica vuole in anonimato, niente comunicazione, nessuna azione per pubblicizzare gli eventi.  La cosa più sconvolgente che nessuno si indigna ne cittadini ne associazioni ne opposizioni. In un momento di cosi grande crisi, dove molte famiglie non hanno potuto godere della felicità del santo Natale sono stati sprecati quasi 900 milioni delle vecchie lire in maniera totalmente inconcludente, e menomale che la carica assessoriale era detenuta da un Senatore della Repubblica. Non si sente più palare di inchieste giornalistiche nella nostra provincia, per rendere tutto più trasparente, incrociare atti pubblici come le delibere e i beneficiari potrebbe mettere in evidenza se i prodotti acquistati o i progetti sostenuti sono di reale qualità ed in alcuni casi se sono stati veramente eseguiti o no. Il settore del turismo ad oggi non ha una struttura ed è deficitario di mezzi e personale, i fondi previsti nel bilancio 2010 per circa 300 mila euro sono rimasti quasi tutti non spesi , la stessa cosa vale per le 50 mila euro destinate alla segnaletica turistica provinciale . Carente di idee ed azioni moderne per la creazione di condizioni a sostegno del territorio e delle aziende, il turismo per il presidente Bono  si organizza con slogan vecchi che sentiamo ormai da decenni. Come quelli ultimamente letti sulla stampa inerenti alla necessità di un tavolo permanente tra i vari livelli istituzionali,  per stilare un piano strategico tra Stato, Regioni, enti locali ed operatori, come dire io nelle mie di competenze non ci sto capendo nulla e meglio che mi trovo una scusa per giustificare l’inconcludenza che si registra nell’ente provincia. E’ ora che qualcuno gli spieghi intanto le elementari competenze di cui l’ente è deficitario, a partire dalla strutturazione del settore del turismo e alla sua infrastrutturazione tecnologica, riorganizzare  i rilevamenti delle presenze e i controlli delle strutture recettive, programmare delle azioni a sostegno delle attività turistiche e riattivare i punto info in tutta la provincia, riorganizzare le pro loco assegnando loro il giusto ruolo previste dalla riforma legislativa. Prevedere formazione per il miglioramento dei servizi e per accompagnare i giovani nell’insediamento al lavoro. La politica crei le condizioni per facilitare la possibilità di imprendere e non scarichi sempre ad altri le proprie responsabilità. Basta con le cabine di regia con un solo uomo al comando che come soluzione propone solo Project financing per tutte le stagioni, quando in tutta la sua carriera politica di oltre trent’anni non può dimostrare un solo esempio concreto e funzionale a lui assoggettabile. L’idea di fare sistema è cosa altra, basata sulla collaborazione e sulla condivisione di programmi e di obbiettivi concreti, che il presidente Bono disconosce , e non solo nei confronti del territorio inteso come enti locali e operatori, ma tutto ciò lo disconosce anche dentro l’ente che governa in quanto l’azione della propria amministrazione non si basa su un progetto condiviso con la sua squadra assessoriale ed i suoi dirigenti, che sfido indicare un solo incontro per discutere di programmazione ed obbiettivi, la maggior parte degli assessori sono disorientati oltre che autodidatti da qualche settimana. La stampa di questi ultimi giorni riporta nuovamente dichiarazioni del presidente della provincia che titolano “nel turismo il nostro futuro” , uno slogan che ci piacerebbe sentire da volti nuovi magari che hanno le idee più chiare e non da chi da trent’anni cerca di dimostrare un qualcosa che invece certifica ampiamente il suo fallimento come politico e come amministratore. Mentre l’innovazione trova nelle amministrazioni avanguardiste sempre più spazio, la nostra provincia è rimasta alla penna e calamaio. Ce n’è abbastanza perché il presidente Bono ammetta il proprio fallimento e se tiene veramente a questo territorio  rassegni le proprie dimissioni.

Gaetano Amenta