venerdì 18 febbraio 2011

Nessuno parli più di cambiamento se non con le azioni che ne provino il significato.

Dire ai nostri tempi morire per un’idea , per dei valori o per la propria patria, per molti non significa più nulla. La storia, la letteratura, la filosofia,  la si studia ormai da tempo, per un sei o al massimo un sette, e non per capire cosa è successo, ciò che è stato, magari per essere più forti per quel che vorremmo che fosse. L’amore , la passione, il gusto, la morale , il fuoco che arde, la propria terra, la famiglia, l’amicizia, il rispetto, la parola data, l’onesta, la legalità, la natura, l’umanità, non sono più componenti unici ed irrinunciabili ma retorica, flaccida e disfatta retorica. I nostri discorsi sono intrisi di frasi fatte e propongono sempre i migliori propositi, eppure le cose continuano a peggiorare, le giornate sembrano diventare sempre più pesanti, è sempre più diventata  insopportabile la fatica sulle spalle di tutte quelle persone che sono realmente schiacciate dai problemi reali del vivere quotidiano.  Il sistema implode e noi non possiamo che restare a guardare, forse è più giusto così , convincersi che è meglio che le cose precipitino ancor di più, e più velocemente. Partecipare al caos potrebbe solo peggiorare le cose , e necessario comprendere che c’è bisogno che qualcuno faccia altro, quell’altro che si ritiene superfluo, inusuale e in alcuni casi anche ridicolo. Bisogna che si ritorni ad appartenere a delle comunità anche piccole o piccolissime come può essere la famiglia, e che si ritorni a condividere dei valori, a gustare insieme il sapore del pane, magari apprezzando un sorriso sincero, o condividendo una sana risata. La semplicità è scomparsa dal nostro modo di essere, dai nostri stili di vita, ci siamo avventurati verso una complessità che non sappiamo maneggiare, è come un bolide dato in mano ad un giovanissimo fresco di patente , per il quale è facile immaginarne quali, in alcuni casi, possono essere le conseguenze. Ci siamo fatti illudere e continuiamo a farlo, non si raggiungerà mai una meta se non prima la si sia individuata, sono troppe le persone che inseguono ciò di cui non conoscono l’identità. L’inerzia ci spinge senza progetti comuni , ne obbiettivi , ne scopi, immaginate una pallina da flipper che viene sospinta ogni qualvolta sbatte contro quei pomelli infernali, noi siamo la pallina e i bombardamenti mediatici sono i pomelli infernali. Ci siamo smarriti ed è necessario ritrovarci. Necessita urgentemente fissare alcuni punti cardini , pochi ma certi per tracciare le coordinate del nostro viaggio senza delle quali il rischio è di girare a vuoto con l’unica certezza che è quella di continuare a sbattere.

Gaetano Amenta   

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