venerdì 23 novembre 2012

In sciopero della fame per la legge elettorale. I medici: "Giachetti rischia, sospenda il digiuno"

Preoccupanti le condizioni del deputato del Pd che protesta per chiedere al Parlamento di approvare la riforma del Porcellum. "Grave denutrizione, anemia". Ma lui non vuole mollare: "Non voglio fare il martire, ma manterrò fede all'impegno preso". Crescono gli appelli perché ricominci ad alimentarsi, su twitter l'hashtag mangiaroberto

di ALESSIA MANFREDI

Roberto Giachetti

TUTTO ROMA - "Denutrizione grave", che motiva "l'immediata sospensione del digiuno". Poche, scarne parole di un referto medico che descrive come sempre più drammatica la situazione di Roberto Giachetti, il parlamentare del Pd in sciopero della fame dal 2 settembre per chiedere che il Parlamento approvi la riforma della legge elettorale. Da mesi usa il suo corpo per denunciare l'impasse della politica, ma ora è arrivato al limite. I medici che hanno visto i risultati delle analisi cui si è sottoposto in queste ultime ore hanno pochi dubbi: deve riprendere a mangiare, fare altri esami e una terapia medica.

Lui, però, non vuole mollare. La battaglia è importante e nonostante l'indifferenza di troppi, dice, il fronte si sta ampliando. Ma in molti sono preoccupati per le sue condizioni di salute. Gianfranco Fini gli chiede di interrompere immediatamente il digiuno. "Nobile battaglia, ma ora mangia, Roberto", dice il presidente della Camera. Europa lancia un appello analogo su twitter, con l'hashtag mangiaroberto.

Onorevole, le ultime notizie sul suo stato di salute non sono buone. Il referto parla di grave stato anemico. Come si sente?
"Ho da tempo un problema che questo periodo di digiuno non ha aiutato. Non posso prendere farmaci, quindi la situazione è delicata. Martedì mi sottoporrò ad altri esami e prenderò una decisione: se continuare ancora o fermarmi. Non sono votato a fare il martire, ma vorrei tenere fede ad un impegno che ho preso".
Che opinione ha delle bozze di riforma della legge elettorale in circolazione?
"Mi viene da piangere, ma ormai non è neppure più una questione di merito, quanto di valori: è inaccettabile che la politica prenda impegni che poi non rispetta. Da mesi si stanno creando aspettative e poi non si fa mai nulla. E' anche così che cresce l'antipolitica, mica solo con i Lusi o i Fiorito. Le riforme sono morte, ora vogliamo anche bucare questa? Certo, qualsiasi cosa si faccia ormai sarà solo un lifting del Porcellum".

Vale la pena di sacrificarsi per raggiungere comunque un compromesso?
"Tutti da un anno dicono che si deve cambiare, c'è stata una litania di dichiarazioni: la nuova legge è pronta, ci siamo. Sembrava sempre quasi fatta. Ora non possiamo arrivare al termine della legislatura senza dare una risposta. Ripeto, il problema non è neanche più tanto la legge elettorale quanto il dovere per chi ha il privilegio di sedere in Parlamento, di fare qualcosa per salvaguardare la credibilità della politica. Non far nulla facendo finta di fare è ancora peggio. E' un tira-e-molla continuo che porta alla morte per asfissia della possibilità della riforma".

Giorgio Napolitano ha insistito lanciando diversi richiami alla politica. C'è anche l'ipotesi di una sua lettera alle Camere o addirittura di un discorso in tv. Come giudica il ruolo del presidente?

"Ringrazio Iddio che abbiamo Giorgio Napolitano, ma non può certo farla lui la legge. Cosa può fare più che intervenire con forza, come ha già fatto? Quello che dobbiamo fare è porci il problema di come siamo arrivati a questo punto. La mia protesta è iniziata a luglio. Ci sarebbe stato tutto il tempo per non trovarci ora tra l'incudine ed il martello: da un lato essere accusati di aver affossato una possibile riforma, dall'altro essere costretti ad intestarci una riforma peggiore del Porcellum".

Da Repubblica

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