venerdì 27 marzo 2015

Paolo Amenta: “La politica siciliana è ormai al capolinea. La parola passi ai sindaci”

“Parlano, parlano, parlano. Ma di fatti concreti ne vediamo pochi. La verità è che la politica siciliana si è ormai incartata. Non va né avanti, né indietro. E’ bloccata. Ma i cittadini siciliani non possono più aspettare. Hanno bisogno di risposte concrete. E le chiedono a noi sindaci. E’ a noi che i cittadini siciliani chiedono conto e ragione della gestione idrica, dei rifiuti e, perché no?, anche del fatto che non trovano lavoro. E noi sindaci abbiamo il dovere di rispondere a chi ci ha eletto. Anche perché noi sindaci non veniamo designati a Roma, dalle segreterie. Noi non siamo figli del Porcellum. Noi veniamo eletti direttamente dai cittadini. E ai cittadini dobbiamo rispondere. Il prossimo 21 aprile ci riuniremo a Caltanissetta. Se da oggi al 21 aprile non avremo risposte dalla politica andremo per la nostra strada”.
Così parla Paolo Amenta, vice presidente dell’Anci Sicilia con delega per le questioni finanziarie. Amenta è sindaco di Canicattini Bagni, paese della provincia di Siracusa. Ma da qualche anno - e precisamente da quando la Regione siciliana non trasferisce più ai Comuni le somme previste dalla legge nei termini temporali previsti e da quando lo Stato centrale ha ridotto i trasferimenti finanziari agli stessi Comuni - Amenta è costretto a dividersi tra il Comune che amministra e l’Anci Sicilia (Associazione, nazionale comuni italiani). Amministra il suo paese e prova a discutere con i politici nazionali e regionali.
“Ma discutere con i politici, oggi, è difficile - ci dice sempre Amenta -. Guardiamo al rapporto con il governo nazionale di Matteo Renzi. Ebbene, la Sicilia non può trattare più con Roma da una posizione di debolezza. E queste cose non dovremmo dirle noi sindaci, ma i rappresentanti del governo regionale. Ma siccome questi ultimi tacciono, siamo costretti a parlare e a difendere le nostre regioni. Prendiamo il caso della legge nazionale numero 42 del 2009. Per intendersi, è la legge sul federalismo fiscale. Ebbene, qui in Sicilia aspettiamo ancora che venga applicato l’articolo 23 di questa legge, che prevede la perequazione infrastrutturale. Idem per l’articolo 27, quello sulla perequazione fiscale che rimane pure inapplicato. Sono risorse finanziarie che Roma nega ai Comuni siciliani. Lo ribadisco: è incredibile che dobbiamo essere noi a chiedere ciò che ci spetta. Ma se dobbiamo essere noi sindaci siciliani a reclamare i nostri diritti a Roma, se il governo regionale non ci difende, se la politica regionale è assente, se non addirittura connivente con il governo nazionale, perché dovremmo continuare a credere nel governo regionale e nel Parlamento siciliano? A questo punto è molto più serio andare da soli. Ed è quello che faremo, come ho già accennato, dal 21 aprile in poi, se non interverranno sostanziali e concrete novità che, ad oggi, in verità non si intravedono”.
Facciamo presente che alcuni esponenti politici della Sicilia hanno detto che il partito dei sindaci non è una novità, perché c’è già stata la stagione dei sindaci negli anni ’90: una stagione che, in Sicilia, vedeva proprio Leoluca Orlando, anche allora sindaco di Palermo, a capo di questo movimento. Altri dicono che la vostra protesta non si altro che il tentativo di preparare la candidatura dello stesso Orlando alla presidenza della Regione…
“Dicono questo? Beh, allora questi non hanno capite niente. L’attuale politica siciliana, chiusa nei fortilizi degli assessorati, intenta a bilanciare uffici di gabinetto e a promettere ciò che non potrà più mantenere, non si è ancora accorta che gli indicatori economici della Sicilia sono peggiori di quelli della Grecia. C’è una disoccupazione giovanile spaventosa. Le imprese chiudono. E c’è una disperazione sociale diffusa che cresce di giorno in giorno. A questi problemi gravissimi, la politica, lo ripeto, non dà risposte. E quando dà qualche risposta, la dà in modo sbagliato. Vogliamo parlare dell’agricoltura? La politica siciliana ha idea di quello che sta succedendo nelle campagne della nostra Isola? A parole dicono agli agricoltori che bisogna puntare sull’agricoltura biologica. E non so quanti soldi si stanno spendendo per far partecipare la Sicilia all’Expo di Milano. Poi però, nei fatti, prima tagliano il fondo di rotazione agli agricoltori e poi gli appioppano l’Imu agricola. Andatelo a chiedere agli agricoltori siciliani, quelli veri e non quelli inventati, che cosa pensano dei governi nazionale e regionale e dell’Imu agricola”.
Lei all’Anci Sicilia si occupa di questioni finanziarie. Possiamo fare il punto della situazione? Se non ricordiamo male, nelle scorse settimane i governanti siciliani hanno detto che avrebbero erogato ai Comuni i fondi arretrati.
“Per averlo detto, l’hanno detto. Di fatto, hanno solo iniziato a trasferire le risorse del Fondo regionale per le Autonomie locali del 2014”.
Del 2014?
“Certo, del 2014. Siamo nel marzo del 2015 e i Comuni siciliani aspettano ancora i trasferimenti dello scorso anno. Questi sono i fatti”.
A quanto ammonta il credito dei Comuni siciliani nei confronti della Regione siciliana?
“La Regione deve ancora versare ai Comuni circa 200 milioni di euro del 2014. Questo per quanto riguarda il Fondo per le Autonomia locali”.
Perché c’è dell’altro?
“Certo. La Regione deve ancora erogare i fondi per il pagamento dei lavoratori precari del 2014. E sono altri 180 milioni di euro”.
Ma qualche settimana fa abbiamo letto che avevano già provveduto.
“Ma quando mai! Hanno solo iniziato a visualizzare le schede. Soldi ancora non se ne vedono”.
Fino ad oggi come hanno fatto i Comuni siciliani a pagare i circa 24 mila lavoratori precari?
“Li abbiamo pagati facendo i salti mortali. Facendo economie e, in molti casi, indebitando i Comuni con le banche. A proposito delle banche, sarebbe opportuno uno studio per verificare qual è, oggi, il tasso di indebitamento delle pubbliche amministrazioni siciliane con il sistema bancario. Ragionando su questi numeri si scoprirebbero cose incredibili”.
E cioè che le banche hanno in mano le pubbliche amministrazioni dell’Isola?
“Si scoprirebbe un indebitamento notevole. Insomma, la questione finanziaria, in Sicilia, è grave. Ma a monte c’è un problema più grande che provoca, a valle, i problemi finanziari: la crisi della politica. E qui torniamo alla questione iniziale: nel nostro Paese, oggi, non c’è più la politica. Ci sono gli slogan, che sono solo gusci vuoti. In Sicilia, poi, questo vuoto politico è spaventoso”.
Cioè?
“Basta osservare quello che succede con l’acqua, con la riforma delle Province e con i rifiuti. Il Parlamento siciliano è in carica da due anni e mezzo. Ma cosa ha prodotto su questi tre fronti? O il nulla, o chiacchiere e danni enormi. Vogliamo parlare dell’acqua? Nel 2011 è stato celebrato un referendum popolare. Che con larghissima maggioranza ha sancito la volontà popolare per un ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Al Parlamento siciliano, nella commissione Ambiente, discutono dall’inizio dell’attuale legislatura di acqua pubblica. Discutono. Ma l’acqua rimane nelle mani dei privati. E quando qualche privato fallisce, la politica siciliana o insegue le emergenze che di fatto ha creato, o ne è inseguita”.
E sulle Province?
“Sulle Province il Parlamento siciliano ha avviato una riforma e l’ha lasciata a metà. Oggi non sanno cosa fare. Non sanno se andare avanti o tornare indietro. Hanno commissariato le nove amministrazioni provinciali e le hanno lasciate senza soldi. Il risultato è il totale abbandono delle strade provinciali. Centinaia di strade abbandonate, piene di buche, in molti casi impraticabili e teatro di continui incidenti. Un’assurdità. E a chi chiedono i cittadini conto e ragione delle strade provinciali abbandonate? Ai sindaci, ovviamente. Visto che la politica siciliana è assente. In tutto questo gli oltre seimila dipendenti delle Province sono stati abbandonati. Costano 200 milioni di euro all’anno, ma non li fanno lavorare. E questi sarebbero un Parlamento siciliano e un governo regionale che funzionano?”.
Però hanno proposto ai Comuni i liberi consorzi…
“Altro fallimento. Hanno proposto solo delle fusioni a freddo tra Comuni. Senza progettualità, senza un respiro culturale, prima che politica e amministrativo. Solo idee raffazzonate e male affastellate”.  
E sulla gestione dei rifiuti a che punto siamo?
“Sul fronte dei rifiuti il disastro è totale. In questo settore la politica si mescola con gli affari e con altro ancora. In questo caso il fallimento della politica siciliana è sotto gli occhi di tutti. Dicono ai cittadini siciliani che bisogna valorizzare la nostra agricoltura e la dieta mediterranea e poi propongono di proseguire con le vecchie discariche, di realizzare nuove discariche e, sembra incredibile!, di puntare sugli inceneritori di rifiuti, ben sapendo che inquinano l’ambiente e mettono a repentaglio la salute pubblica. Di raccolta differenziata dei rifiuti nemmeno a parlarne. Come si può notare, invece di perseguire l’interesse pubblico si tutelano interessi privati”.
In compenso c’è stata la Leopolda sicula…
“Come no, un grande appuntamento totalmente privo di contenuti. Finita la grande sfilata tutto è tornato come prima. Anzi, peggio di prima”.
In che senso?
“Nel senso che manca l’unità di intenti. Il Pd è sempre più diviso a Roma e in Sicilia. Nel Parlamento siciliano ci sono quattro o cinque formazioni che appoggiano il governo. Ma, come abbiamo già sottolineato, le decisioni strategiche e le riforme non ci sono. Assistiamo, invece, a incredibili fenomeni di trasformismo politico sul modello Agrigento, con le bandiere del Pd insieme alle bandiere di Forza Italia”.
Si riferisce alle primarie del centrosinistra di Agrigento…
“Sono sotto gli occhi di tutti, no? Anche in questo caso, vuoto politico e culturale. Nessun programma innovativo per Agrigento. Solo un rimescolamento di carte tra inciuci e trasformismo con Pd e Forza Italia insieme. E parliamo di due grandi forze politiche. Se questo è il ‘nuovo’ della politica siciliana, beh, siamo messi veramente bene…”.

mercoledì 25 marzo 2015

Discariche, in tre mesi pioggia di deroghe e ampliamenti Le concessioni del governo arricchiscono i privati

Dopo il sequestro di Mazzarà Sant'Andrea ordinato dalla Procura di Barcellona, la giunta di Rosario Crocetta decide per una serie di concessioni che riguardano gli impianti di Catania, Motta, Siculiana e Castellana Sicula. A beneficiarne la Catanzano Costruzioni, la Oikos, la Sicula Trasporti, le Alte Madonie Ambiente.


E' emergenza continua nel settore dei rifiuti in Sicilia. Situazione che permette al governo regionale di concedere deroghe e ampliamenti alle discariche esistenti, alcune delle quali dichiarate illegali dalla magistratura. E' quanto emerge dalla pioggia di ordinanze che la giunta di Rosario Crocetta ha emesso negli ultimi tre mesi. 
«L’emergenza e il grave deficit impiantistico sono state portate all’attenzione del governo nazionale, in ultimo nella relazione del 22 dicembre 2014, con conseguente incontro col ministero dell’Ambiente». Rosario Crocetta lo ricorda nell’ordinanza 9 del 10 marzo scorso, senza fare mistero della «capacità di abbancamento molto limitata nel tempo della discarica gestita da Sicula Trasporti (Grotte San Giorgio, ndr)», né del fatto «che occorre immediatamente ridurre il conferimento dei rifiuti». 
La stessa Provincia di Catania ha più volte chiesto al dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti di limitare i conferimenti provenienti da territori differenti da quello etneo. «È necessario – si legge – individuare una soluzione alternativa al fine di evitare che la saturazione dell’impianto gestito da Sicula Trasporti possa determinare una grave crisi ambientale nella provincia di Catania, impianto che più volte ha manifestato difficoltà a gestire le circa 2mila 700 tonnellate al giorno che al momento riceve».
A inaugurare le ordinanze del governatore finalizzate a tamponare l’emergenza igienico-sanitaria è la numero sette del 6 novembre 2014. Da poco meno di due settimane la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha ordinato il sequestro e la chiusura della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, ritenuta «pericolosa». La decisione porta il governo regionale a un lungo elenco di concessioni: viene permesso per 30 giorni, alla Sicula Trasporti di Catania, l’utilizzo pressoché totale delle aie della discarica di Grotte San Giorgio; alla Oikos di Catania,l’ampliamento di Motta Sant’Anastasia da 800 a 1.040 tonnellate al giorno; alla Catanzaro Costruzioni di Favara, l’aumento di 100 tonnellate al giorno del conferimento nel sito di Siculiana (in provincia di Agrigento); alla Alte Madonie Ambiente di Castellana Sicula, il passaggio da 70 a 100 tonnellate al giorno nella discarica di Castellana Sicula
Da quel momento, i provvedimenti analoghi si susseguono. Con ordinanza del 28 novembre si attivano misure straordinarie di utilizzo e implementazione dell’impiantistica regionale esistente. Gli effetti sui siti gestiti da Sicula Trasporti e Oikos sono reiterati con ordinanza del 27 gennaio 2015 che autorizza i comuni della Provincia di Palermo a conferire alternativamente a Catania e Siculiana
L’ordinanza del 12 febbraio 2015 permette di incrementare fino a 1.500 tonnellate, dal 12 al 28 febbraio, la quantità massima di rifiuti conferibili a Bellolampo, da parte di altri Comuni, al di là di Palermo. Qui, dove il piano operativo di gestione in emergenza del 23 dicembre 2014 era valido per due mesi, è stata concessa una proroga fino al 30 giugno 2015, grazie all'ordinanza del 10 febbraio del sindaco Leoluca Orlando
Ancora, con l'ordinanza del 3 marzo, Crocetta dispone l’autorizzazione integrata ambientale di aumento volumetrico di 100mila metri cubi alla Sicula Trasporti, che permette di abbancare in sopraelevazione, a Grotte San Giorgio, a partire dal 4 marzo, per un massimo di 100mila metri cubi, per non più di 45 giorni. Si arriva così all’ordinanza del 10 marzo, relativa all’autorizzazione in deroga per il conferimento dei rifiuti a Bellolampo dal 10 marzo fino all’8 aprile 2015 (sempre fino a 1.500 tonnellate per Comuni diversi da Palermo).

lunedì 23 marzo 2015

La Rivoluzione interiore per un cambiamento radicale della società !

Portando un cambiamento radicale nell’essere umano, in voi, portate naturalmente un radicale cambiamento nella struttura e nella natura della società. Penso sia importante capire con chiarezza che la mente umana, con tutte le sue complessità, i suoi intricati meandri, fa parte del mondo esterno. “Tu” sei il mondo, e realizzando una rivoluzione fondamentale – non comunista, né socialista, ma un tipo completamente diverso di rivoluzione, nella struttura e natura stessa della psiche, di te stesso – produrrai una rivoluzione sociale. Rivoluzione che deve cominciare non al di fuori, ma interiormente, perché l’esterno è il risultato della nostra vita interiore, privata.
Quando c’è una rivoluzione radicale nella natura stessa del pensiero, del sentire e dell’agire, allora ovviamene ci sarà un cambiamento nella struttura della società.
Il mondo esterno è quello che siete voi
In questo mondo confuso e brutale, la maggior parte di noi cerca di ritagliarsi una vita privata per conto proprio, una vita in cui poter essere felice e in pace pur continuando a vivere con le cose di questo mondo. Evidentemente pensiamo che la vita che conduciamo, con la lotta, il conflitto, il dolore e la sofferenza, sia qualcosa di separato dal mondo esterno di miseria e confusione. Pensiamo che l’individuo, il “noi”, sia diverso dal resto del mondo con tutte le sue atrocità, guerre, scontri, ineguaglianze e ingiustizie e che tutto questo sia qualcosa di completamente diverso dalla nostra vita individuale. Ma, se guardate un po’ più da vicino, non soltanto la vostra vita ma anche il mondo, vedrete che ciò che siete – la vostra vita quotidiana, quello che pensate, quello che sentite – è il mondo esterno, il mondo intorno a voi.
La responsabilità per questi problemi
Il grande problema del mondo è vostro e mio o è indipendente da noi? La guerra è indipendente da voi? I conflitti nazionali, i conflitti all’interno di una comunità, sono indipendenti da voi? La corruzione, il degrado, la disgregazione morale, sono indipendenti da ciascuno di noi? Questa disgregazione è direttamente connessa con noi, e quindi la responsabilità ricade su ciascuno di noi. E’ questo il problema principale, non è vero? Cioè, in altre parole: il problema va forse lasciato nelle mani di pochi leaders di sinistra o di destra, ai partiti, alla disciplina? Va forse affidato a un’ideologia, alle Nazioni Unite, agli esperti, agli specialisti? Oppure si tratta di un problema che ci coinvolge direttamente? Cioè: siamo direttamente responsabili di questi problemi o non lo siamo? La questione vera è certamente questa, non è così?
Di Jiddu Krishnamurti

mercoledì 18 marzo 2015

“Il prossimo 21 Aprile, - ha annunciato il vicepresidente dell'ANCI Siclia, Paolo Amenta - nella grande Assemblea regionale che abbiamo convocato a Caltanissetta, decideremo se continuare a dare fiducia a questa politica o trasformarci in quel movimento politico territoriale che i cittadini reclamano.

PALERMO - Un nuovo “movimento politico territoriale”. I contorni dell'identikit sono al momento ancora vaghi, ma quello che sta nascendo tra le pieghe (e le piaghe) di una Sicilia martoriata, immobile e sull'orlo di un disastro, si propone come l'alternativa a Rosario Crocetta. Ma esiste davvero un'alternativa al governatore di Gela, alla sua parentesi alla guida di Palazzo d'Orleans?


Un movimento politico. Amenta (viceprsidente dell'ANCI ) lo dichiara e lo mette nero su bianco, senza titubanze. E ovviamente non può passare in secondo piano il fatto che a guidare l'associazione sia un esponente politico, appunto, come Leoluca Orlando. È lui l'alternativa a Rosario Crocetta? È, l'Anci, una vera, nuova forza politica? O quantomeno l'embrione di qualcosa che potrà nascere? Il momento, certamente, è tra i più propizi nella recente storia politica dell'Isola. Il governo regionale è debole. Boccheggiante. Eterodiretto da Roma nelle questioni economiche, al limite del “ricatto politico-amministrativo”: “O fai come diciamo, o non chiudi il bilancio”. È stato oggetto, negli ultimi mesi di una batosta dopo l'altra da parte degli organi di controllo: a turno il Tar, il Cga, l'Ufficio antifrode europea, la Procura e la sezione di controllo della Corte dei conti, la stessa Procura di Palermo hanno censurato l'operato di Crocetta e dei suoi strettissimi collaboratori in giunta e nei dintorni. Mentre qualcuno, via via, si defila: dalla Confindustria siciliana ai sindacati. Mentre la stessa immagine del governo appare scalfita da qualche “incongruenza” sul piano della giustizia e persino dall'iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda delle assunzioni a Sicilia e-Servizi.

La risposta intanto arriva dal basso. Dalla polvere delle strade di paese, in qualche caso. Dal fango delle provinciali franate. Voci raccolte ieri al teatro Politeama di Palermo, dove si è svolta una iniziativa dell'Anci Sicilia, l'associazione regionale dei Comuni dell'Isola. “Il prossimo 21 Aprile, - ha annunciato il vicepresidente dell'associazione, Paolo Amenta - nella grande Assemblea regionale che abbiamo convocato a Caltanissetta, decideremo se continuare a dare fiducia a questa politica o trasformarci in quel movimento politico territoriale che i cittadini reclamano. Di certo, come abbiamo più volte ribadito, - ha aggiunto - non staremo a guardare con le mani in mano che si dia l’estrema unzione a questa terra che invece vuole rinascere”.

Ma nelle parole dei sindaci, nemmeno la politica dei palazzi sembra risparmiata. Nemmeno quel Palazzo dei Normanni che ha troppo spesso declinato l'idea di “parlamento” in quella di “luogo delle chiacchiere”, utili a prolungare la permanenza tra gli scranni dorati di Sala d'Ercole. Mentre dietro la porta dei sindaci i cittadini chiedono spiegazioni, urlano, protestano. Una condizione che, sommata al malaessere generale di lavoratori, impiegati, commercianti e imprenditori, sembra poter far configurare una "coalizione degli scontenti".

E nel documento sottoscritto ieri dall'Anci si è messo, non a caso, le mani nel “cuore” del problema. Cioè nello sfacelo generale dell'Isola. I sindaci hanno evidenziato, intanto, la necessità di arrivare, finalmente, all'approvazione di una legge sull'acqua pubblic oltre che a un vero Piano di gestione dei rifiuti “che prescinda – scrivono i sindaci - dalle discariche e soprattutto dagli inceneritori, ma che piuttosto parli esplicitamente di differenziata e che si lega alla realizzazione in Sicilia del Piano dell’Impiantistica Pubblica regionale, vedi le piattaforme per il compostaggio e per la differenziata”.

Forte, poi, l'esigenza di una velocizzazione “della Riforma istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città metropolitane”. Un ultimo punto, questo che suona anche un po' surreale, visto che la scadenza dell'ultima proroga ai commissariamenti è dietro l'angolo (mancano due settimane) e il ritardo del governo in questo settore è evidentissimo e a tratti imbarazzante, se si pensa agli annunci televisivi del governatore di due anni fa: “Abbiamo abolito le Province”. E invece, il disastro legato al ritardo nel trasferimento delle competenze dal vecchio ente ai liberi consorzi è sotto gli occhi di tutti. Ma soprattutto dei sindaci, appunto, come abbiamo raccontato in un articolo di pochi giorni fa: strade impercorribili, scuole senza riscaldamenti, rifiuti a invadere le vie, lavoratori senza un futuro ancora chiaro. E insieme a loro, tante famiglie, raccontano i sindaci, “sull'orlo del baratro” e per le quali servirebbero interventi reali di lotta alla povertà.

Fonte: Live Sicilia


lunedì 16 marzo 2015

Commissione parlamentare rifiuti: “Collusione da parte della dirigenza regionale con famiglie mafiose”




Renata Polverini: C’è un rapporto quantomeno di collusione da parte della dirigenza regionale con famiglie mafiose”. La commissione ritornerà a Palermo
commissionesudpress
Tante forse troppe le inchieste sulla gestione dei rifiuti in Sicilia, alcune di queste riguardano i rapporti con la mafia e il quadro si fa sempre più inquietante. Al centro di tutto ci sarebbero le autorizzazioni sulla gestione delle discariche private.  Agrigento, Catania, Caltanissetta e Palermo le procure impegnate nelle indagini e non si escludono dei risvolti a breve.
Un quadro sconcertante quello emerso a seguito della prima missione da parte della commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che ha incontrato la stampa questo pomeriggio in Prefettura a Catania.
Il presidente della commissione d’inchiesta, Alessandro Bratti, insieme ai deputati Renata Polverini, Stella Bianchi, Miriam Cominelli, Stefano Vignaroli e Bartolomeo Pepe ha esposto le principali problematiche del sistema rifiuti siciliano.
“Una situazione gravissima con probabili infiltrazioni mafiose nell’intero ciclo dei rifiuti” afferma il Presidente e poi continua “Siamo molto interessati a capire, rispetto alla vicenda degli inceneritori, a che punto siano le indagini e comprendere meglio la  presenza di alcuni importati imprese coinvolte sia nella costruzione dei termovalorizzatori che in alcune discariche private presenti in Sicilia”.

Molti i dubbi espressi dal Presidente in ordine alla gestione dei vari assessorati, al riparto delle competenze interne  e ai controlli ambientali definiti del tutto insufficienti:”Ci sono accuse che i vari dirigenti si scambiano, degli spostamenti di dirigenti che andrebbero chiariti meglio e una divisione dei compiti all’interno dell’amministrazione regionale che dire curiosa è un eufemismo, la situazione è gravissima.”
Un sistema che si estende almeno all’80% delle autorizzazioni che avvengono in maniera anomala: ” Ci  sono centinaia di atti di cui non sembra che ci sia la consapevolezza di quello che quell’atto provochi” afferma il presidente.
Il forte dubbio che ci sia anche una pesante incompetenza da parte di chi ha la responsabilità di controllare e verificare la legittimità di alcuni atti è molto alto.
Nel corso delle audizioni di dirigenti e funzionari molti di questi si sono espressamente dichiarati incompetenti, quasi capitati per caso nei ranghi di quei delicatissimi dipartimenti, quasi a giustificare in questo modo il compimento di atti difficilmente giustificabili nell’ambito di una corretta amministrazione. Ed i dubbi espressi dai commissari sulle reali motivazioni su un simile sistema sono molti e tutti inquietanti.
Il dirigente Canova arrestato insieme all’amministratore delegato della OiKos Domenico Proto potrebbe in questo scenario non essere l’unico a garantire un certo tipo di sistema. 
Particolare attenzione è stata dedicata dalla commissione alla vicenda che ha interessato proprio la Oikos, attualmente commissariata per quanto riguarda la gestione del servizio dei rifiuti del comune di Catania, mentre rimane gestita dalla famiglia Proto la discarica di contrada Tiritì e su cui pende una richiesta di ampliamento di circa due milioni di metri cubi.
Sulle procedure autorizzate la commissione conferma che ci sarebbero diverse inchieste coordinate dalle varie procure distrettuali.
Altro filone di attenzione da parte della commissione, oltre che delle procure competenti, attiene al sistema di finanziamento sotto forma di contributi a politici locali e attraverso assunzioni clientelari o di favore verso dipendenti e funzionari addetti ai controlli.
I commissari hanno ammesso di non aver ancora compreso l’iter seguito per autorizzare la discarica gestita da Sicula Trasporti dei fratelli Leonardi, attualmente interessata ad un ulteriore ampliamento da 500 mila mc.
Note le indagini della procura di Catania sulle infiltrazioni di elementi del clan mafioso Nardo nella Aimeri Ambiente, che ha comportato il sequestro degli impianti di compostaggio.
Complesso anche il tentativo da parte della commissione di accertare la presenza di prestanome nella intestazione di siti di discariche e concessionari di autorizzazioni.
Il quadro che emerge da questo primo incontro con la stampa rimane praticamente identico a quanto già dettagliatamente denunciato nell’ormai lontano 2009 dalla precedente Commisione presieduta dall’on. Pecorella che concludeva con un laconico:
“Un dato evidente è che, laddove vi siano carenze dal punto di vista amministrativo, gestionale, politico, laddove il sistema dei controlli non funzioni, evenienze tutte che caratterizzano la Sicilia, è certamente più agevole sia per la criminalità comune che per la criminalità organizzata insinuarsi nelle maglie lasciate parte dalla pubblica amministrazione, con evidente aggravamento di una realtà, qual è quella siciliana, già ampiamente compromesso.”
 Parole impegnative anche quelle di Renata Polverini che afferma: “C’è un quadro molto complicato, di grande conflittualità all’interno della Regione. C’è un rapporto quantomeno di collusione da parte della dirigenza regionale con famiglie mafiose che probabilmente si trovano anche dietro le discariche private che sono state privilegiate in tutti questi anni sui processi autorizzativi“.
Sono passati ormai cinque anni e due Commissioni d’inchiesta e la sensazione è che le cose continuino a peggiorare.

 SUD Giornale d'inchiesta

domenica 15 marzo 2015

"Mio figlio non è morto per niente" Il papà di Aldo racconta la speranza.

Folla allo Zen per la messa in ricordo di Aldo Naro, il ragazzo ucciso al Goa in occasione di una rissa. Le parole del padre di Aldo, Rosario: "Che questo sia il giorno della speranza, quello in cui chi ha dentro risentimento ed ira che portano alla violenza, comincia a pensare al cambiamento".


aldo naro, discoteca, Goa, messa, zen, CronacaPALERMO- "Che questo sia il giorno della speranza, quello in cui chi ha dentro risentimento ed ira che portano alla violenza, comincia a pensare al cambiamento". All'uscita dalla chiesa San Filippo Neri dello Zen, Rosario Naro, padre di Aldo, il ragazzo ucciso un mese fa alla discoteca Goa durante una rissa, è commosso e invita alla riflessione i giovani: "La partecipazione a questa messa di centinaia di persone conferma che c'è un barlume di speranza per chi vuole scegliere di vivere in pace col prossimo e che mio figlio non è morto invano. Non mi aspettavo tutta questa gente, ma evidentemente la tragedia che ha sconvolto la mia famiglia può insegnare qualcosa di molto importante ai ragazzi".
A celebrare la messa in occasione del trigesimo, padre Michele Pertini, che ha ricordato "la bellezza che viveva in Aldo" e il cardinale Paolo Romeo, che durante l'omelia ha lanciato un appello contro la violenza. "Il rispetto del prossimo è alla base del vivere civile, ma l'uomo cede al male dando vita ad episodi che ci ricordano come portiamo addosso il peso del peccato, che sfocia in egoismi, violenze. Basterebbe osservare i comandamenti di nostro Dio per non lasciare spazio ad atti terribili ed evitare che si verifichino tragedie come quelle di Aldo".

Alla funzione anche il sindaco di Leoluca Orlando, seduto in prima fila con i genitori di Aldo Naro e la sorella del ragazzo, Maria Chiara, e molti residenti della zona. "Voglio ringraziare e dare un abbraccio ai genitori e alla sorella di Aldo Naro, il giovane medico ucciso esattamente un mese fa, vittima di un'assurda violenza, per la loro presenza e testimonianza. Ringrazio anche tutto il quartiere per la commossa ed affettuosa partecipazione - dice il primo cittadino - e sono d'accordo con le parole di Padre Michele Pertini - aggiunge Orlando - quando afferma che non tutto è marcio al San Filippo Neri, così come non tutto è marcio nell'intera città di Palermo. Concordo anche con le parole del cardinale, Paolo Romeo, quando spiega che il superamento dell'indifferenza è la premessa per costruire una vera comunità rispettosa dei diritti e dei doveri di tutti e di ciascuno".

"Siamo qui - dice Rosa Cangemi - per ribadire ancora una volta quanto questa vicenda ci ha ferito. Allo Zen non siamo tutti uguali, c'è gente che lotta per portare il pane a casa e mantenere i propri figli e si sbraccia lavorando". A dire la sua, anche un insegnante: "Lavoro qui da vent'anni e so bene quanti ragazzi e bambini volenterosi ci siano. Le loro speranze non devono morire dietro la fama di una zona in cui non è giusto fare di tutta l'erba un fascio. Le coscienza cambiano proprio a partire dalla scuola ed è necessario il lavoro di tutti perché ciò avvenga".

Live Sicilia

martedì 3 marzo 2015

Palermo, arrestato Roberto Helg "Una tangente di 100 mila euro"

Secondo l'accusa il presidente della Camera di Commercio di Palermo e vicepresidente della Gesap - la società di gestione dell'aeroporto 'Falcone e Borsellino' - avrebbe intascato una tangente di centomila euro. Il legale chiede i domiciliari. Chi è l'imprenditore che ha denunciato.
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PALERMO-  L'accusa è pesantissima. Roberto Helg è stato arrestato per estorsione. Il vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l'aeroporto di Palermo, è stato bloccato nella sua stanza di presidente della Camera di commercio di via Emerico Amari.

Proprio nella veste di rappresentante Gesap, Helg avrebbe chiesto e ottenuto il pagamento 100 mila euro da un commerciante del settore ristorazione e affittuario di uno degli spazi commerciali dell’aeroporto. Si era rivolto a lui per ottenere la proroga triennale del contratto a condizioni favorevoli.

La richiesta e la consegna del denaro - fasi entrambe integralmente monitorate dalla polizia giudiziaria -hanno fatto registrare il tipico metodo estorsivo. Prima Helg avrebbe prospettato al commerciante le difficoltà dell’operazione di rinnovo. A meno che, e siamo nella seconda fase, non avesse messo mani al portafogli: 50 mila euro in contanti e altrettanti con assegni in bianco.

Quando sono intervenuti i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo, ieri pomeriggio, Helg aveva ancora l'assegno nella tasca della giacca mentre sulla scrivania c'era una busta con 30 mila in contanti.

I militari hanno registrato anche il colloquio fra i due. Interrogato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dai sostituti Claudia Ferrari e Luca Battinieri, coordinati dal procuratore Franco Lo Voi, Helg ha fatto rilevanti ammissioni sulle quali sono in corso indagini.

L’operazione conclusa ieri è nata dalla collaborazione del commerciante che si è rivolto ai militari coordinati dal Comandante provinciale Giuseppe De Riggi, dal colonnello Salvatore Altavilla e dal maggiore Alberto Raucci. Roberto Helg si trova rinchiuso nel carcere Pagliarelli di Palermo.

"Domiciliari per motivi di salute"

Non è stata ancora fissata l'udienza di convalida, davanti al gip, dell'arresto di Roberto Helg. L'avvocato Fabio Lanfranca, ha chiesto alla procura la concessione dei domiciliari per Helg per motivi di età - il presidente ha quasi 80 anni - e per motivi di salute essendo affetto da una grave cardiopatia.

Chi è l'imprenditore che ha denunciato

E' il titolare della pasticceria Palazzolo, che ha un punto vendita all'aeroporto di Palermo ad avere denunciato ai carabinieri di avere subito la richiesta di una mazzetta di 100 mila euro dal vice presidente della Gesap, Roberto Helg, la società che gestisce lo scalo. Lo riferisce l'agenzia ANSA. Il contratto d'affitto del locale dell'aeroporto è scaduto il 28 febbraio, già da agosto il commerciante aveva chiesto una proroga sulla quale, oggi, si sarebbe dovuto pronunciare il cda della società. Non avendo ricevuto risposta, la vittima ha contattato Helg che, giovedì scorso, gli ha chiesto una tangente di centomila euro per favorire la pratica: 30 mila euro da dare subito in contante e il resto in rate da 10 mila euro mensili "coperte" da un assegno a garanzia di 70 mila euro. Palazzolo ha chiesto ad Helg un po' di tempo per recuperare i soldi, ma già il giorno dopo è andato dai carabinieri a raccontare tutto. Imbottito di microspie ieri si è presentato all'appuntamento, alla camera di commercio, e ha consegnato il denaro. Ai carabinieri, arrivati subito dopo Helg ha inizialmente detto di non sapere cosa ci fosse nella busta con i soldi e che l'assegno gli era finito per caso nella tasca. Poi avrebbe fatto ammissioni giustificando il suo comportamento con un presunto bisogno di denaro.


Live Sicilia

domenica 1 marzo 2015

Cantieri di servizio senza soldi. La solita beffa del Governo Crocetta, dove tutti sono latitanti, dall'Assessore al Direttore, ma nessuno è responsabile .

I decreti  dei cantieri di servizio fermi da due settimane per una firma del dirigente in ragioneria dell’Assessorato alla Famiglia, e i lavoratori,  che hanno già concluso da dieci giorni il primo mese di lavoro sono costretti  ad aspettare, in condizioni disperate , il menefreghismo di tutti quei soggetti  che non hanno ancora capito che onorare un posto di lavoro come il loro è , per i tempi che corrono, qualcosa da privilegiati. La Nave Sicilia affonda, ma Capitani e Marinai sono comodamente seduti a consumare un drink, ammonendo chi li disturba con il solito, "ho mille cose da fare , ed in ogni caso non è mia la responsabilità".  

E’ Quello che succede all'Assessorato alla famiglia nel settore ragioneria, dove l’urto insistente dei diversi Comuni ha fatto arrivare per la firma i decreti di finanziamento inerenti le somme che gli stessi devono ricevere nelle proprie casse per i Cantieri di Servizio. Il buonsenso legato al dovere di essere dipendenti  pubblici farebbe pensare che pratiche di tale delicatezza dovrebbero essere espletate nel più breve termine possibile, come si direbbe in altri luoghi da codice rosso. Invece il settore ragioneria , dell’Assessorato alla Famiglia, dall'arrivo dei decreti nelle proprie scrivanie, ha iniziato uno scarica barile fino a mettere fuori posto i telefoni e non dare più nessuna spiegazione. Intanto nei comuni sono cominciati da diversi giorni le proteste dei lavoratori che, dopo la lunghissima attesa per l’inizio dei Cantieri, si trovano a subire la beffa di non recepire alcuna retribuzione. Disorganizzazione e menefreghismo caratterizzano  l’azione di questo governo , che non perde occasione per sottolinearlo. La disoccupazione , la disperazione e la fame sta calpestando ormai da tempo la dignità di tante persone , chi è pagato per far si che ciò non accada Assessori, Direttori, funzionari  ecc., si devono sentire il peso schiacciante  della responsabilità di ciò che anche per loro responsabilità sta accadendo. 

Gaetano Amenta