lunedì 16 marzo 2015

Commissione parlamentare rifiuti: “Collusione da parte della dirigenza regionale con famiglie mafiose”




Renata Polverini: C’è un rapporto quantomeno di collusione da parte della dirigenza regionale con famiglie mafiose”. La commissione ritornerà a Palermo
commissionesudpress
Tante forse troppe le inchieste sulla gestione dei rifiuti in Sicilia, alcune di queste riguardano i rapporti con la mafia e il quadro si fa sempre più inquietante. Al centro di tutto ci sarebbero le autorizzazioni sulla gestione delle discariche private.  Agrigento, Catania, Caltanissetta e Palermo le procure impegnate nelle indagini e non si escludono dei risvolti a breve.
Un quadro sconcertante quello emerso a seguito della prima missione da parte della commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che ha incontrato la stampa questo pomeriggio in Prefettura a Catania.
Il presidente della commissione d’inchiesta, Alessandro Bratti, insieme ai deputati Renata Polverini, Stella Bianchi, Miriam Cominelli, Stefano Vignaroli e Bartolomeo Pepe ha esposto le principali problematiche del sistema rifiuti siciliano.
“Una situazione gravissima con probabili infiltrazioni mafiose nell’intero ciclo dei rifiuti” afferma il Presidente e poi continua “Siamo molto interessati a capire, rispetto alla vicenda degli inceneritori, a che punto siano le indagini e comprendere meglio la  presenza di alcuni importati imprese coinvolte sia nella costruzione dei termovalorizzatori che in alcune discariche private presenti in Sicilia”.

Molti i dubbi espressi dal Presidente in ordine alla gestione dei vari assessorati, al riparto delle competenze interne  e ai controlli ambientali definiti del tutto insufficienti:”Ci sono accuse che i vari dirigenti si scambiano, degli spostamenti di dirigenti che andrebbero chiariti meglio e una divisione dei compiti all’interno dell’amministrazione regionale che dire curiosa è un eufemismo, la situazione è gravissima.”
Un sistema che si estende almeno all’80% delle autorizzazioni che avvengono in maniera anomala: ” Ci  sono centinaia di atti di cui non sembra che ci sia la consapevolezza di quello che quell’atto provochi” afferma il presidente.
Il forte dubbio che ci sia anche una pesante incompetenza da parte di chi ha la responsabilità di controllare e verificare la legittimità di alcuni atti è molto alto.
Nel corso delle audizioni di dirigenti e funzionari molti di questi si sono espressamente dichiarati incompetenti, quasi capitati per caso nei ranghi di quei delicatissimi dipartimenti, quasi a giustificare in questo modo il compimento di atti difficilmente giustificabili nell’ambito di una corretta amministrazione. Ed i dubbi espressi dai commissari sulle reali motivazioni su un simile sistema sono molti e tutti inquietanti.
Il dirigente Canova arrestato insieme all’amministratore delegato della OiKos Domenico Proto potrebbe in questo scenario non essere l’unico a garantire un certo tipo di sistema. 
Particolare attenzione è stata dedicata dalla commissione alla vicenda che ha interessato proprio la Oikos, attualmente commissariata per quanto riguarda la gestione del servizio dei rifiuti del comune di Catania, mentre rimane gestita dalla famiglia Proto la discarica di contrada Tiritì e su cui pende una richiesta di ampliamento di circa due milioni di metri cubi.
Sulle procedure autorizzate la commissione conferma che ci sarebbero diverse inchieste coordinate dalle varie procure distrettuali.
Altro filone di attenzione da parte della commissione, oltre che delle procure competenti, attiene al sistema di finanziamento sotto forma di contributi a politici locali e attraverso assunzioni clientelari o di favore verso dipendenti e funzionari addetti ai controlli.
I commissari hanno ammesso di non aver ancora compreso l’iter seguito per autorizzare la discarica gestita da Sicula Trasporti dei fratelli Leonardi, attualmente interessata ad un ulteriore ampliamento da 500 mila mc.
Note le indagini della procura di Catania sulle infiltrazioni di elementi del clan mafioso Nardo nella Aimeri Ambiente, che ha comportato il sequestro degli impianti di compostaggio.
Complesso anche il tentativo da parte della commissione di accertare la presenza di prestanome nella intestazione di siti di discariche e concessionari di autorizzazioni.
Il quadro che emerge da questo primo incontro con la stampa rimane praticamente identico a quanto già dettagliatamente denunciato nell’ormai lontano 2009 dalla precedente Commisione presieduta dall’on. Pecorella che concludeva con un laconico:
“Un dato evidente è che, laddove vi siano carenze dal punto di vista amministrativo, gestionale, politico, laddove il sistema dei controlli non funzioni, evenienze tutte che caratterizzano la Sicilia, è certamente più agevole sia per la criminalità comune che per la criminalità organizzata insinuarsi nelle maglie lasciate parte dalla pubblica amministrazione, con evidente aggravamento di una realtà, qual è quella siciliana, già ampiamente compromesso.”
 Parole impegnative anche quelle di Renata Polverini che afferma: “C’è un quadro molto complicato, di grande conflittualità all’interno della Regione. C’è un rapporto quantomeno di collusione da parte della dirigenza regionale con famiglie mafiose che probabilmente si trovano anche dietro le discariche private che sono state privilegiate in tutti questi anni sui processi autorizzativi“.
Sono passati ormai cinque anni e due Commissioni d’inchiesta e la sensazione è che le cose continuino a peggiorare.

 SUD Giornale d'inchiesta

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