mercoledì 18 marzo 2015

“Il prossimo 21 Aprile, - ha annunciato il vicepresidente dell'ANCI Siclia, Paolo Amenta - nella grande Assemblea regionale che abbiamo convocato a Caltanissetta, decideremo se continuare a dare fiducia a questa politica o trasformarci in quel movimento politico territoriale che i cittadini reclamano.

PALERMO - Un nuovo “movimento politico territoriale”. I contorni dell'identikit sono al momento ancora vaghi, ma quello che sta nascendo tra le pieghe (e le piaghe) di una Sicilia martoriata, immobile e sull'orlo di un disastro, si propone come l'alternativa a Rosario Crocetta. Ma esiste davvero un'alternativa al governatore di Gela, alla sua parentesi alla guida di Palazzo d'Orleans?


Un movimento politico. Amenta (viceprsidente dell'ANCI ) lo dichiara e lo mette nero su bianco, senza titubanze. E ovviamente non può passare in secondo piano il fatto che a guidare l'associazione sia un esponente politico, appunto, come Leoluca Orlando. È lui l'alternativa a Rosario Crocetta? È, l'Anci, una vera, nuova forza politica? O quantomeno l'embrione di qualcosa che potrà nascere? Il momento, certamente, è tra i più propizi nella recente storia politica dell'Isola. Il governo regionale è debole. Boccheggiante. Eterodiretto da Roma nelle questioni economiche, al limite del “ricatto politico-amministrativo”: “O fai come diciamo, o non chiudi il bilancio”. È stato oggetto, negli ultimi mesi di una batosta dopo l'altra da parte degli organi di controllo: a turno il Tar, il Cga, l'Ufficio antifrode europea, la Procura e la sezione di controllo della Corte dei conti, la stessa Procura di Palermo hanno censurato l'operato di Crocetta e dei suoi strettissimi collaboratori in giunta e nei dintorni. Mentre qualcuno, via via, si defila: dalla Confindustria siciliana ai sindacati. Mentre la stessa immagine del governo appare scalfita da qualche “incongruenza” sul piano della giustizia e persino dall'iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda delle assunzioni a Sicilia e-Servizi.

La risposta intanto arriva dal basso. Dalla polvere delle strade di paese, in qualche caso. Dal fango delle provinciali franate. Voci raccolte ieri al teatro Politeama di Palermo, dove si è svolta una iniziativa dell'Anci Sicilia, l'associazione regionale dei Comuni dell'Isola. “Il prossimo 21 Aprile, - ha annunciato il vicepresidente dell'associazione, Paolo Amenta - nella grande Assemblea regionale che abbiamo convocato a Caltanissetta, decideremo se continuare a dare fiducia a questa politica o trasformarci in quel movimento politico territoriale che i cittadini reclamano. Di certo, come abbiamo più volte ribadito, - ha aggiunto - non staremo a guardare con le mani in mano che si dia l’estrema unzione a questa terra che invece vuole rinascere”.

Ma nelle parole dei sindaci, nemmeno la politica dei palazzi sembra risparmiata. Nemmeno quel Palazzo dei Normanni che ha troppo spesso declinato l'idea di “parlamento” in quella di “luogo delle chiacchiere”, utili a prolungare la permanenza tra gli scranni dorati di Sala d'Ercole. Mentre dietro la porta dei sindaci i cittadini chiedono spiegazioni, urlano, protestano. Una condizione che, sommata al malaessere generale di lavoratori, impiegati, commercianti e imprenditori, sembra poter far configurare una "coalizione degli scontenti".

E nel documento sottoscritto ieri dall'Anci si è messo, non a caso, le mani nel “cuore” del problema. Cioè nello sfacelo generale dell'Isola. I sindaci hanno evidenziato, intanto, la necessità di arrivare, finalmente, all'approvazione di una legge sull'acqua pubblic oltre che a un vero Piano di gestione dei rifiuti “che prescinda – scrivono i sindaci - dalle discariche e soprattutto dagli inceneritori, ma che piuttosto parli esplicitamente di differenziata e che si lega alla realizzazione in Sicilia del Piano dell’Impiantistica Pubblica regionale, vedi le piattaforme per il compostaggio e per la differenziata”.

Forte, poi, l'esigenza di una velocizzazione “della Riforma istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città metropolitane”. Un ultimo punto, questo che suona anche un po' surreale, visto che la scadenza dell'ultima proroga ai commissariamenti è dietro l'angolo (mancano due settimane) e il ritardo del governo in questo settore è evidentissimo e a tratti imbarazzante, se si pensa agli annunci televisivi del governatore di due anni fa: “Abbiamo abolito le Province”. E invece, il disastro legato al ritardo nel trasferimento delle competenze dal vecchio ente ai liberi consorzi è sotto gli occhi di tutti. Ma soprattutto dei sindaci, appunto, come abbiamo raccontato in un articolo di pochi giorni fa: strade impercorribili, scuole senza riscaldamenti, rifiuti a invadere le vie, lavoratori senza un futuro ancora chiaro. E insieme a loro, tante famiglie, raccontano i sindaci, “sull'orlo del baratro” e per le quali servirebbero interventi reali di lotta alla povertà.

Fonte: Live Sicilia


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