Eravamo una volta orgogliosi di avere una Patria che
rappresentasse a gli occhi del mondo intero la culla della Cultura, un Paese
ammirato per la capacità imprenditoriali e per le capacità ineguagliabili nel
manifatturiero, la terra delle arti da tutti ammirata e rispettata. Ci
ritroviamo oggi nel più lungo e buio tunnel che un Popolo potesse immaginare. I
cittadini sotto soglia di povertà sono stimati in circa quattro milioni, la
classe media distrutta dalla pressione fiscale sempre più soffocante, un
italiano su quattro non arriva a fine mese, la disoccupazione di padri e madri di
famiglia è alle stelle e i giovani senza un lavoro possono essere quantificati
in generazioni. Sembra lo spaccato di un film drammatico e invece a riflettere
su quello che ci aspetta è solo l’inizio . Le politiche di austerity imposte
dall’Unione Europea consegnate alla cosi detta troika l’organismo composta da
UE, BCE e FMI che ne sovraintende l’applicazione dei programmi nei paesi che ne
sono sottoposti non sono finite. Ci aspetta ancora il colpo di grazia chiamato Fiscal
Compact che prevede la riduzione del debito di circa 40 miliardi l’anno per
un ventennio. Una verità assurda, ma lucida quando basta per ridurre il Bel Paese
in una catastrofe che non ha precedenti nella sua storia contemporanea . Le
reazione delle diverse istituzioni Italiane negli ultimi anni sono state
confuse e poco efficaci, governi forti, governi presidenziali, governi delle
larghe intese e cosi via ma nella realtà il baratro è sempre più vicino. Questo
a detta dei più attenti è dovuto dal fatto che nella realtà l’Italia è in una
posizione di ostaggio nei confronti di altre nazioni europee con a capo la
Germania. Con queste condizioni e queste regole le sole istituzioni italiane
non sono in condizioni di portare il Paese fuori dal tunnel. Non vi sono
riforme che bastino , non vi è Leader o coalizione forte che basti per riuscire
a mettere sul campo quello che serve per far ripartire un’economia, che ha
allentato la cinghia già da un bel pezzo, come la nostra. Continuare a cercare
la soluzione con lo stesso metodo usato fino ad ora può solo aggravare ulteriormente
le cose. I debiti li paga chi trova la strada per ritornare a produrre ricchezza,
e per fare questo vi è la necessità di liberare risorse da indirizzare nei
settori produttivi del paese. Bisogna che vengano attivate quelle leve di cui l’Italia
ne è rimasta priva proprio per far parte dell’Unione Europea, politiche monetarie,
rapporto di indebitamento che non tiene conto delle potenzialità e della
diversità tra Nazioni, rigidità della politica inflattiva ne sono l’esempio. Siamo
in Europa sotto le mani di burocrati troppo influenzati da soggetti che non
sono affatto terzi, la TROIKA ha in seno alla sua composizione troppi lati
oscuri e troppo interessi di parte da preservare, e l’Italia se vuole riaccendere l’ardore di Patria
dei propri figli non può e non deve permetterlo.
Gaetano Amenta
Gaetano Amenta
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