venerdì 30 dicembre 2011

Che il 2012 possa essere per voi e le vostre famiglie un anno sereno e ricco di soddisfazioni !


              Buon..........................................



sabato 12 novembre 2011

L'era Berlusconi si chiude. Buonanotte !

Oggi è il giorno che chiude un ventennio, uno dei tanti della nostra storia. E il pensiero va al momento in cui tutto cominciò. Era il 26 gennaio 1994, un mercoledì. Quando, alle cinque e mezzo del pomeriggio, il Tg4 di Emilio Fede trasmise in anteprima la videocassetta della Discesa In Campo. La mossa geniale fu di presentarsi alla Nazione non come un candidato agli esordi, ma come un presidente già in carica. La libreria finta, i fogli bianchi fra le mani (in realtà leggeva da un rullo), il collant sopra la cinepresa per scaldare l’immagine, la scrivania con gli argenti lucidati e le foto dei familiari girate a favore di telecamera, nemmeno un centimetro lasciato al caso o al buongusto.
E poi il discorso, limato fino alla nausea per ottenere un senso rassicurante di vuoto: «Crediamo in un’Italia più prospera e serena, più moderna ed efficiente… Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme, per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano». Era la televendita di un sogno a cui molti italiani hanno creduto in buona fede per mancanza di filtri critici o semplicemente di alternative. Allora nessuno poteva sapere che il set era stato allestito in un angolo del parco di Macherio, durante i lavori di ristrutturazione della villa. C’erano ruspe, sacchi di cemento e tanta polvere, intorno a quel sipario di cartone. Se la telecamera avesse allargato il campo, avrebbe inquadrato delle macerie.
Oggi è il giorno in cui il set viene smontato. Restano le macerie. La pausa pubblicitaria è finita. È tempo di costruire davvero.
Da La Stampa del 12/11/2011.

Massimo Gramellini.


martedì 27 settembre 2011

Siracusa-Babele: è caos. C’è bisogno di uomini e donne capaci di rappresentare una nuova stagione politica


Quella che e stata una delle città più importanti e potenti, tanto sotto laspetto culturale che economico, la patria del grande Archimede ridotta alla stregua di una Babele, dove ognuno, si adopera ad accrescerne la confusione, i disservizi e la povertà. Una città che discute dellapprovazione del proprio bilancio di previsione a settembre inoltrato è una città che non programma, ed affronta le diverse problematiche con improvvisazione ed affanno.
Si sa da sempre che la vocazione primaria della città di Siracusa è quella turistica, ma dire turismo significa dire servizi efficienti e  funzionali, raccolta dei rifiuti ben organizzata e un piano del traffico che preveda un efficiente sistema di circolazione sia dei mezzi privati che di quelli pubblici. Dire turismo significa costruire azioni di accoglienza e attività culturali che rendano il senso di festosità e di garbo a chi ci viene a trovare per apprezzare lincommensurabile patrimonio artistico, architettonico e culturale, con la speranza di  lasciare in essi un ricordo intangibile di univocità. Ma tutto ciò appare per Siracusa e per i Siracusani un sogno. Ormai da tempo, bisogna dire con angoscia e tristezza, si è persa la speranza di riportare Siracusa ai livelli che gli competono per grandezza ed antichi fasti. Una incomprensibile classe dirigente, mediocre, viaggia verso la distruzione di qualsivoglia speranza di sviluppo senza una meta; la mancanza di idee progettuali da sviluppare , legate ai gravissimi guasti provocati al bilancio comunale , in un  periodo che non fa intravedere nulla di buono se non altro che tagli ai trasferimenti statali e regionali, chiarisce da subito gli scenari che si possono sviluppare nel prossimo futuro. Questo è un momento di emergenza, e come tutti i momenti critici necessitano energie nuove, e soprattutto metodi ed idee nuove. Mantenendo in essere questo stato di fatto e procedendo a voler risolvere i problemi con lo stesso metodo di come essi sono stati creati,  porterà questa città allo sfascio totale. Non per voler essere disfattisti o catastrofisti, questa è una città che non ha un piano sociale e ha finito da tempo
le risorse per sostenerlo, sta applicando la politica dello struzzo senza voler vedere che cè una questione sociale in corso. Oltre alle tradizionali classi deboli a cui i comuni devono sopperire per rendere loro servizi di tipo sociali , come gli anziani , i diversamente abili e le famiglie indigenti , avanza il popolo, sempre più numeroso degli sfrattati, dei cassintegrati che non possono pagare le bollette e dei disoccupati con famiglia a carico che non riescono a mandare i figli a scuola. Continuano i giri di valzer delle giunte nate già morte, solo a fini elettoralistici e alle fantomatiche
costruzioni e ricostruzioni di equilibri sempre più instabili. Lamministrazione di un ente è una cosa molto seria e delicata, presume competenze allaltezza della materia. Ricostruire una classe dirigente allaltezza della situazione non è facile, ma la città di Siracusa deve trovare il coraggio per avviare un processo di rinnovamento, che comprenda, lesclusione di molti di coloro hanno avuto lopportunità di essere messi alla prova, e lhanno sprecata, e la scelta di  uomini e donne capaci di rappresentare una nuova stagione politica che sappia ridare fiducia allintera comunità siracusana.

Gaetano Amenta

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                                                                          Della domenica
I Fatti
 Della domenica

lunedì 19 settembre 2011

“ Liberiamoci dei dinosauri della politica siracusana”. Fare rispondere dei disastri economici degli enti i veri responsabili e dare ai virtuosi il giusto merito.


Non vedo ancora nessun cambio generazionale, i partiti continuano a predicare quelle che potrebbero risultare delle importanti variabili di cambiamento ma alla fine optano sempre per il metodo tradizionale che in sintesi significa potentati locali anche se ultra settantenni . La novità non si vede perché non è identificabile con nuove idee e nuovi metodi c’è il grandissimo rischio che anziché assistere ad una nuova fase della politica siracusana si assista ad una grande fase restaurativa del vecchio sistema politico mai sconfitto e mai eroso. E’ la cosa più sconvolgente è che tale sistema riesce ancora ad alimentarsi di giovani figure e delle loro energie. La sopravvivenza delle compagini politiche non è legata alla qualità della loro azione politica-amministrativa svolta dagli uomini e dalle donne che li rappresentano nei vari consigli e nelle varie giunte , ma da un valzer di cambio di casacche che variando gli equilibri precedenti fanno si che le regole e i patti stretti decadono e vengano ridiscussi creando un tormentone di riunioni che non finiscono mai. Riappare come dannazione ed inesorabile nel tempo il “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Ora mi interrogo e dico ma gli interessi del territorio, dei cittadini,delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, degli studenti, delle aziende, dei diversamente abili, degli anziani, dei bambini, dell’acqua, della fauna, della flora, dell’aria, della cultura, dei beni culturali materiali e immateriali chi li deve fare ? A chi è stato delegato questo compito ai Marziani o ai fantasmi ?  Un groviglio di voci confuse di cui non si riesce mai a tirarne fuori nulla di buono. Eppure si potrebbe fare lo screening di ognuno degli uomini e delle donne che hanno avuto posti di responsabilità politica negli ultimi venti anni e tirarne fuori un identikit  tra il potere gestito e i risultati che ciò ha portato al territorio, in rapporto a quello che ha portato a se stessi. Potrebbe essere un buon monito di trasparenza per dare al cittadino uno strumento chiaro di valutazione. Fare rispondere dei disastri economici degli enti i veri responsabili e dare ai virtuosi il giusto riconoscimento, non sarebbe un’idea cattiva. Come l’ultimo grido disperato  “ liberiamoci dei dinosauri della politica siracusana”.

venerdì 5 agosto 2011

Il tempo delle analisi è scaduto ora ci vogliono i fatti.

E’ necessario ripulire le istituzioni di gente che continua ad esercitare il proprio peso politico per fare meglio i propri interessi. Ridurre i costi della politica non significa solo abbassare le indennità ed i privilegi di chi detiene posizioni importanti nelle istituzioni,  ma deve significare soprattutto   evitare la distrazione di fondi che il più delle volte significano affari privati con soldi pubblici. Si continua a parlare di soppressione di consigli di amministrazioni , ma nei fatti non riscontriamo un solo esempio che vada in questa direzione; ci sono una miriade di consorzi inutili che servono solo a sperperare il pubblico danaro . E’ sempre più forte la necessità di un rinnovamento della classe politica, che sappia bene interpretare le esigenze dei tempi moderni e dare ad essi delle risposte concrete . Necessita un nuovo modello di vita, diverso nei modi e nelle abitudini. Il futuro delle prossime generazioni è pesantemente compromesso, due cose lievitano con la stessa entità e con la stessa velocità: i debiti e l’immondizia. Questi saranno i due macigni che renderanno la vita impossibile a tutti nei prossimi anni, siano essi giovani, anziani, genitori, o singol . Non credo che la strada che abbiamo intrapreso abbia una via d’uscita , c’è da riflettere profondamente ed assumersi la responsabilità che questi tempi ci hanno destinato. Per fare ciò è necessario cambiare passo e soprattutto cambiare metodo, ad amministrare le istituzioni deve andare  chi per scelta di vita vuole rappresentare valori come l’onestà, la legalità e la trasparenza nella loro massima espressione. Rappresentare tali valori dentro il proprio stile di vita, e pensare che quello che ci aspetta per il futuro è un valore economico di gran lunga inferiore a quello che abbiamo avuto sino ad ora: tenendo fortemente in mente che tutto quello che possiamo fare è compensarlo con il  ritorno ai valori fondamentali della convivenza civile, riattivando quella molteplicità di buone prassi e di comportamenti rispettosi di quel codice etico e valoriale che un tempo differenziava le persone per bene dai delinquenti , dagli usurpatori e dagli accattoni. Oggi e’ stato frantumato il valore della fiducia, perché non esiste più tenere fede alla parola data ed agli impegni presi. Questo è un grido dall’allarme che deve far riflettere tutti a partire dai perbenisti di facciata e finire in quelli che il 19 di luglio fanno la fiaccolata per ricordare Borsellino e condannare le mafie, per dopo continuare a fare uso di fumo, estasi o coca, come se questo non sosterrebbe più concretamente le stesse mafie che hanno distrutto il sogno che Borsellino e Falcone avevano costruito. Il tempo delle analisi è scaduto ora ci vogliono i fatti.

Gaetano Amenta

domenica 3 luglio 2011

“Se il cambiamento che desideriamo diventa un sogno comune, allora forse potrebbe essere una nuova realtà che inizia”





Sono soddisfatto del lavoro che insieme a tutti gli altri componenti provinciali si sta facendo per l'organizzazione di futuro e libertà. Siamo riusciti a definire un importante numero di adesioni da parte dei giovani e della società civile; ed un riscontro altrettanto importante nelle tematiche trattate arriva dall'opinione pubblica. La rivoluzione che tutti sognavamo è partita ora tocca a tutti noi far si che anche le cose più impossibili diventino realtà. Puntiamo fortemente ad un cambio radicale dei metodi della politica mettendo al centro delle questioni la salvaguardia dei diritti dei cittadini , siano essi bambini o anziani , lavoratori o disoccupati, precari o marginalizzati, ammalati o diversamente abili, studenti , precari e così via. Vogliamo affannarci a proteggere l'ambiente e vogliamo farlo puntando alla costruzione di un nuovo sistema di sviluppo economico che sostituisca velocemente la parte insana di quello attuale; sistema che continua ad arricchire i pochi soliti noti, distruggendo e rendendo malsano l'ambiente, capace solo di produrre precarietà e disoccupazione. Aderire a questa comunità politica significa impegnarsi personalmente a contribuire al cambiamento , scegliendo di sposare uno stile di vita; “l’unica libertà che conosco sta nelle regole, nel rispetto reciproco, nella costruzione di coscienze che fanno della loro vita un costrutto di buone prassi”. La nostra comunità politica è composta da tanti soggetti che hanno sperimentato nuovi metodi di buona amministrazione, puntando non solo nel rivoluzionare metodi e sistemi ma ricordando ogni giorno a se stessi ed a gli altri che tutti dipendiamo da tutti e che lo sforzo vero è quello di sviluppare un concetto di comunità che si muove armoniosamente verso il raggiungimento degli obbiettivi. La tangibilità di diversi risultati raggiunti devono servire a creare stimoli e motivazioni, a farci sentire dentro la convinzione che ce la possiamo fare.  Guardare al futuro con speranza deve essere la nostro preoccupazione più grande; un contesto sociale viene misurato dal suo grado di cultura e dalla sua levatura civile, combattere l’ignoranza, la precarietà e la marginalizzazione è necessario per ridurre i guasti dei nostri territori. Questo è sicuramente un progetto ambizioso, come ambiziosi devono essere tutti coloro i quali si uniranno a noi per provare a realizzarlo. La nostra porta è spalancata a chiunque voglia varcare la soglia e far parte di questa avventura, ricordandoci sempre che “Se il cambiamento che desideriamo diventa un sogno comune, allora forse potrebbe essere una nuova realtà che inizia”.

Gaetano Amenta

martedì 19 aprile 2011

"Restiamo Umani" .Ricercare l'umano che c'è dentro ognuno di noi potrebbe essere una buona pratica.

giovedì 31 marzo 2011

La politica?Non si occupa da tempo dei problemi che interessano i cittadini ed il territorio. La Provincia regionale di Siracusa, a memoria d’uomo, non ha mai toccato livelli così bassi.

E’ incredibile assistere giorno dopo giorno il tessuto sociale ed economico, dell’intera area del siracusano, sgretolarsi come stoffa sudicia che ha perso anche il suo ultimo vigore. L’inevitabile fallimento politico di chi dirige la Nave è constatabile da qualsiasi aspetto si analizzi, tanto esso politico che amministrativo. I fattori strettamente legati all’amministrazione  dell’ente  Provincia continuano irreversibilmente a conseguire risultati da ultimi della classe. Se riflettiamo un attimino è facile fare due calcoli, l’assessore ai lavori pubblici manca ormai da quasi tre mesi,  una così lunga vacatio in un  assessorato così importante alla provincia non si era mai verificato. Si assiste ad una gestione politica del settore lavori pubblici e viabilità catastrofica, al di là degli slogan e dei proclami non si è messo mano a nessun progetto per opere di viabilità  da realizzare in futuro, ciò non era mai successo , si registra ormai come cronica una faticosa manovra gestionale, del resto quattro rimpasti e l’ultimo con parto difficile, rendono l’idea della realtà che stiamo vivendo. Una così disastrosa situazione non può che creare serie difficoltà anche alla definizione delle opere ereditate dalla passata amministrazione .Per il terzo anno consecutivo il bilancio di previsione si avvia ad essere approvato a metta dell’anno di competenza , uno strumento di programmazione che così utilizzato perde tutta la sua efficacia, rientrando nella logica tutta folle del: “prima faccio e dopo le programmo”. La relazione semestrale si conferma il copia incolla di quelle precedenti, con l’esito uguale alla storiella di a Lupo  a Lupo, con il risultato che alla fine non ci crede più nessuno. Di certo c’è solo che la confusione regna sovrana, le procedure e i vari iter esplicativi, a partire da quelle sugli appalti pubblici, sui rilasci autorizzativi o sulle varie pratiche da saldare sono vicine al groviglio. La vicenda dell’Alberghiero di Siracusa ne rappresenta uno dei maggiori paradossi, il cine teatro Verga l’emblema delle incompiute. Bisogna prendere atto che con questo Presidente e con questa amministrazione c’è da aspettarsi di tutto, come una giunta che oltre ad essere monca è anche finta, con dei finti assessori, come del resto finta è la maggioranza che dovrebbe sostenere l’amministrazione Bono. Assessori che a sentire i cittadini bivaccano nei corridoi o in qualcuna delle stanze del potere con atteggiamento disorientato come chi si interroga se è egli che non riesce a capire il gioco o il gioco è proprio quello. Nei fatti la percezione dall’esterno è che dentro quei palazzi nessuno ci stia capendo nulla, ne il capo dell’amministrazione On. Nicola Bono, ne chi lo sostiene. Una coalizione che non potrà discutere nulla perché nulla c’è da discutere se non posti di mera rappresentanza da occupare dentro scatole vuote per gratificare l’inquilino di turno . Mi chiedo qual è la bussola programmatica che tiene assieme i componenti dell’attuale maggioranza, è un gioco di potere che si è trasformato ad un gioco al massacro di cui si dovrà rendere conto,ai lavoratori,  alle famiglie e alle giovani generazioni. Una politica che non si occupa più dei problemi che interessano i cittadini ed il territorio, interessi che dovrebbero venire prima di quelli di ogni singolo politico.  Nasce da questa sensazione un forte rammarico, che spinge la gente e i giovani a pensare che a forza di non occuparsi di nulla, il nulla si stia occupando di noi, il lavoro ci sta abbandonando velocemente,cresce la povertà ed insieme ad essa la disoccupazione giovanile,  i servizi sono sempre più scadenti, la competitività della nostra provincia sempre più debole e la classe politica sempre più inaffidabile. Gli antichi dicevano che “al peggio non c’è mai fine” questo modo di amministrare e questa classe politica continua a confermarne il significato. Il turismo è rimasto uno slogan per tutte le stagioni, non si fa altro che allestire tavoli e cabine, ma la realtà dimostra come la mancanza di idee e l’incapacità di questo modo di fare politica vanifica anche gli sforzi  che hanno prodotto risultato. Gli esempi più eclatanti si evincono dalla ristrutturazione completata da quasi quattro anni, dell’ex monastero dei Frati minori o convento di S. Maria a Ferla, monumento storico costruito nel 1409, e dell’ex stazione Cassaro-Ferala , che figurano tra gli immobili di proprietà della Provincia Regionale di Siracusa dentro la valle dell’Anapo. Soldi pubblici per milioni di euro spesi per creare nuove opportunità, e che invece ricadono nell’incuria di politici incapaci di qualsivoglia decisione. Strutture che in pochi anni sono ricadute in uno stato di abbandono, trasformate in piccionaie e nuovamente corrose dal tempo. Strutture che ricadono in una zona come quella di Pantalica che è stata riconosciuta patrimonio dell’Umanità e che aspetta da sempre un piano di gestione per la fruizione e l’utilizzo delle diverse strutture. Qui non si tratta più del destino cinico e baro, c’è una volontà precisa, come precise sono le responsabilità che il presidente Bono e la sua amministrazione si devono assumere , questa non è una condizione politica che potrà determinare nulla di diverso da quello che ha prodotto fino ad adesso. Continuare per questa via significherebbe aggravare ancor di più le condizioni già gravi che la provincia sta vivendo, per questo da qualsiasi parte venga si ci aspetta un sussulto d’orgoglio e la rimessa in mano del mandato agli elettori. 

Gaetano Amenta

giovedì 17 marzo 2011

No al nucleare.Non deve essere permesso a nessuno di prendere decisioni egoistiche,con il rischio di finire per negare anche la semplice esistenza alle generazioni future.


Il nucleare è da dismettere velocemente in tutte quelle parti del mondo dove viene utilizzato, e soprattutto è da vietare in tutte quelle altre parti del pianeta che fortunatamente ne sono, sino ad ora, rimaste indenni. Il mondo non è nostro e noi non possiamo decidere per una pura posizione egoistica o venale, di accelerarne la distruzione. Una delle leggi della natura, forse la più importante, ci ha insegnato che tutto in questo pianeta è stato costruito sapientemente da madre natura, a ciclo chiuso. Il ciclo dell’acqua, il ciclo della fauna, il ciclo animale, il ciclo della vita ed il ciclo della morte, sono incastonati dentro uno splendido meccanismo che è l’ecosistema; tutto ciò che fa parte di questo sistema ha un ruolo, una causa e degli effetti ben precisi; fa parte integrante di un equilibrio che si rigenera con i tempi certi che la natura stessa ha deciso, e ciò assicura un tempo indefinibile dell’esistenza del sistema stesso. L’uomo dolente o nolente deve convincersi che fa parte di questo sistema, il continuare a considerarsi soggetto dominante di tutto ciò, lo rende dominante solo nell’accelerazione della distruzione del pianeta, e quindi della sua stessa esistenza. Le centrali nucleari oltre a produrre energia elettrica con minori sforzi economici, producono scorie radioattive altamente nocive per l’uomo e per l’ambiente. La durata della pericolosità delle scorie radioattive non è stata ancora ad oggi testata, quindi nessuno può affermare ne scienziati ne altri, quanto tempo serve alla terra per digerire questi veleni. Questo ci fa capire che anche in questo caso si è rotto il ciclo, anche questa soluzione non aumenta la qualità della vita , ma sta determinando le condizioni per nuovi disastri, nuove catastrofi, che aggiunte a quelle naturali non potranno che preparare l’apocalisse. L’emotività è vero che non giuoca un buon ruolo sulle decisioni, ma il disastro giapponese non può essere catalogato dentro normali canoni previsti per statistica, è una potente avvisaglia che deve far riflettere per pensare nell’era della globalizzazione dove stiamo portando il pianeta. Il fatto stesso che qualcuno pensi di aver archiviato la possibilità di estinzione della razza umana rientra nei canoni folli dell’onnipotenza. Ognuno di noi è destinato a passare in questo mondo un periodo più o meno breve, e l’obbligo a cui siamo sottoposti è quello di lasciare questa terra almeno come l’abbiamo trovata, non deve essere permesso a nessuno di prendere decisioni egoistiche, nell’idea di trascorrere il proprio periodo nel massimo dei modi possibili, con il rischio di finire per negare anche la semplice esistenza alle generazioni future. Io penso che le civiltà che si sentono più evolute hanno smarrito il cuore del concetto di qualità della vita, ritornare sui propri passi e riflettere meglio su questo concetto ci potrebbe aiutare a trovare nuove soluzioni per  rendere a tutti più cosciente la breve durata del nostro permanere in questa vita e magari di morire più soddisfatti per aver contribuito a delle cause giuste.
Gaetano Amenta

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mercoledì 16 marzo 2011

Quella attuale è la svendita, per la Sicilia e per l’intero Mezzogiorno, più colossale di tutta la storia di questa gente e dei loro territori.

Non si era mai verificato nella storia d’Italia una concentrazione così spropositata di interventi negativi, e soprattutto tutti diretti a demolire i pochi ma importanti punti di forza che la Natura e la storia ci hanno voluto regalare. Federalismo punitivo, distruzione della scuola pubblica, devastazione della cultura e delle sue più svariate caratterizzazioni, svilimento della ricerca e della sperimentazione, abbandono di qualsiasi rispetto delle istituzioni, prolasso sociale, disoccupazione giovanile da record, imbarbarimento dei riti politici e di quelli civili, mercificazione assoluta di qualsiasi cosa senza rispetto di nulla ne sotto il profilo culturale ne soprattutto sotto l’aspetto umano. Si continua a sfoggiare proposte di riforme che rimangono solo dei propositi senza che tutto ciò abbia mai a che fare con la realtà , il tutto continuando a costruire una moltitudine di realtà virtuali che governano il mondo; il dominio dei midia sottomessi ai potenti, la finanza speculativa, le fiction ed i reality hanno costruito e contribuiscono a costruire un mondo virtuale di cui siamo tutti prigionieri. La difficoltà ad uscire da questo stato di cose,  e l’impossibilità di anteporre soluzioni reali, umane, a questa lucida follia,   preclude giorno dopo giorno la possibilità di ritrovare la via della speranza. Il Popolo Sovrano così tanto reclamato per tutte quelle cose in cui può fare comodo, viene deriso e mortificato ogni qualvolta le sue decisioni non coincidono con gli interessi economici dei potenti, diverse determinazioni referendarie sono state baipassate da trucchetti di palazzo senza preoccupazione alcuna del  povero e incapace Popolo sovrano; in questi giorni riappare per gli italiani lo spettro delle centrali nucleari, la domanda che ci poniamo in tanti è del perché autorevoli esponenti tengano così tanto a puntualizzare, in un momento emotivamente sconfortante per ciò che è accaduto in Giappone, che su questo campo il governo Italiano andrà avanti; magari fra qualche giorno , o qualche settimana ne capiremo la necessita o l’infelicità dell’intervento. L’Italia è una terra bella ma inutile, ed ancora più inutile è il Mezzogiorno d’Italia, dove tutto quello che si fa non vede come primario interesse, e come primato della politica, dare soluzioni ad un sistema affetto da mille patologie, ma guarda solo vigliaccamente agli interessi economici che vengono messi in moto per arricchire sempre più i potenti seduti al potere. Il ponte di Messina è l’emblema di come vanno le cose nel Mezzogiorno d’Italia , siamo arrivati alla sesta prima pietra, del destino del ponte non si sa nulla, ma quello che conta è che ci sono attorno alle fasi propedeutiche di quest’opera svariate decine di milioni di euro che sono stati destinati al mantenimento di strutture e  strumenti inutili quanto parassitari, dentro i quali sono stati seduti comodamente persone altrettanto inutili e dannosi, fiduciarie dei diversi potenti, garanti dei loro sporchi affari e non sicuramente di quelli nobili ma poco convenienti del misero Popolo del Mezzogiorno. Questo è solo un esempio, al quale potremmo farne seguire una moltitudine, lo sconforto incalza, la gente disperata cresce di numero, ma i nostri politici non recepiscono; sono troppo indaffarati a preparare i loro reality, a partecipare a tutte quelle trasmissioni dove si dice tutto ed il contrario di tutto senza addivenire mai ad una soluzione. L’unica realtà dice che passano poco tempo nel luogo che la costituzione ha deputato alle loro discussioni e alle eventuali decisioni, il Parlamento, in quel luogo non c’è più tanto da dire non li ascolta più nessuno,non si ascoltano nemmeno tra di loro, ci rimangono perché coscienti che c’è ancora tanto da prendere per loro e per qualcuno dei loro amici, non trovo altre ragioni del perché stia ancora in piedi questa legislatura. I padani che alla lunga capiranno di aver preso un’allucinazione per aver creduto che un pastore potesse dare loro un luogo sicuro dove poter continuare a lavorare laboriosamente, guidando il proprio gregge verso la terra promessa, salvo accorgersi troppo tardi che li aveva condotte tutte nella tana del Lupo. C’è poco da gioire per il centocinquantesimo dell’Italia unita, e forse c’è anche poco da festeggiare, visto che vi è qualcuno che pensa di avere al piede una palla di ferro e chi come me da buon meridionale pensa di essere intrappolati in una gabbia di ferro. Non so chi troverà per primo la soluzione per liberarsi dell’ostacolo; so solo che da centocinquant’anni si dibatte la questione meridionale tra le problematiche italiane, su questi due dilemmi, e a scrutare bene e cambiato ben poco, c’è da rottamare un sistema logoro oltre ad una classe politica vecchia sia fisicamente che nei contenuti addossandogli  l’onere del fallimento;  per fare tutto ciò servono duro lavoro e sacrificio, lo so che può sembrare una follia, ma se ci riflettiamo solo un momento e pensiamo ai nostri nonni, ai nostri genitori e anche a noi stessi, non possiamo che riconoscere nel sacrificio e nella determinazione l’unica arma per ambire a traguardi lontani. Il tutto subito e con facilità che stiamo insegnando ai nostri figli riempirà la nostra società di truffatori, corrotti, escort, frustrati, falliti e quant’altro, gente che sarà condannata a servire in maniera umiliante il solito sistema che li piegherà ad essere priva di dignità, di rispetto umano, di scopi e di sogni. Tutto il contrario della semplicità che servirebbe per vivere bene  il breve trascorrere delle loro vite, con il semplice ma immensamente piacevole obbiettivo di non lasciare a chi verrà dopo macerie , fame e desolazioni prima culturali e dopo economici.
Gaetano Amenta

martedì 1 marzo 2011

La vera rivoluzione.

La vera rivoluzione è quella che ognuno riuscirà a fare dentro se stesso, la capacità che ognuno avrà nel coltivare la propria interiorità. Non credo ai traguardi raggiungibili senza alcuna fatica, e chi li propone non è credibile. Credo invece che se si ama ciò che si insegue, la fatica anche la più dolorosa  diventerà per ognuno più sopportabile. Inseguire un sogno significa amare ciò che si vuole.
Gaetano Amenta

sabato 26 febbraio 2011

“Povero Meridione e poveri Meridionali”.

Ci stiamo accingendo a Festeggiare il centocinquantesimo anno dall’unità d’Italia e tra scontri e punti di vista in questi ultimi mesi se ne sono sentite di tutti i colori. Cose molto originali e persino folcloristiche da quelle dei rappresentanti leghisti che ne hanno sottolineato l’inutilità al punto di votare contro al Consiglio dei Ministri, a quello della Marcegaglia che l’ho ritiene importante ma poco opportuno, giustificando il tutto con le difficoltà economiche italiane. Gli unici che non battono ciglio in tutta questa storia, e debbo constatare in nessuna altra, siamo noi meridionali, poveri ignoranti mai usciti dal rango di cafoni, neanche quando riusciamo a legittimarci con qualche laurea o anche qualche titolo di eccellenza. E’ ormai da tempo, mia convinzione che il meridione non uscirà mai dal suo stato comatoso, perché bisogna ammettere, per essere leali con noi stessi, che la caratteristica principale di noi meridionali è il servilismo. Noi non abbiamo mai sentito la necessità di ripercorrere la nostra storia, quella di meridionali , lungo tutto questo secolo e mezzo , magari alla ricerca di un pizzico di orgoglio che ci avrebbe visto protagonisti tanto per l’unione che per la costruzione di quella che oggi riconosciamo come la nostra nazione. Noi non abbiamo mai sentito la necessità di riscatto, come momento di partecipazione alla vita sociale, culturale ed economica dell’intero paese, ed abbiamo sempre delegato la rappresentanza dei nostri territori a gente che del mandato di rappresentanza dei cittadini ne ha fatto uno strumento atto a meglio realizzare i propri interessi. In tutti questi anni il meridione ha regalato centinaia di deputati agli infiniti governi che si sono susseguiti, numeri così imponenti da poter far cadere gli esecutivi in qualsiasi momento, eppure questo maledettissimo meridione non è mai riuscito a giovarne. Da Cavour a Berlusconi si sono susseguite personalità importantissime anche provenienti dal meridione ma il destino impietoso ci è apparso e continua ad apparirci cinico e baro. Se il 17 Marzo 2011 mentre festeggiamo il centocinquantesimo dall’unità d’Italia , riuscissimo a chiederci : ma noi meridionali, gente del mezzogiorno d’Italia, perché stiamo festeggiando ? Cosa mai per noi c’è da festeggiare ? Forse dopo un secolo e mezzo potremmo iniziare seriamente a riflettere sul nostro passato per poter  magari scrivere qualche pagina di storia patria con un ruolo da protagonisti. Interroghiamoci e cerchiamo di rispondere:  siamo stati e continuiamo ad essere una colonia del Nord del paese o no ? E per evitare tutto ciò cosa ci è mancato in tutti questi anni, quale cambiamenti è necessario apportare per far si che qualche cosa cambi ? Ci siamo fregiati   dei più svariati appellativi, mafiosi, clientelisti, spreconi, corrotti, corruttori, poco capaci, disorganizzati e cosi continuando, anche perché molti di questi appellativi ce li siamo meritati. La parodia del film “ Qualunquemente “ ha incarnato in alcuni casi la situazione meridionale, mentre in altri non è stata capace di superare la realtà che in certi aspetti è più drammatica. L’istruzione e l’intelligenza al sud non è fattore di merito e nemmeno di vantaggio per il territorio, ma è in molti casi servile al potere, potere che il più delle volte è in mano a cafoni senza scrupoli o a incapaci fuori luogo, dove tutto è possibile solo dentro la  logica del tornaconto personale.  Il meridione che ho visto in quel film non mi ha fatto ridere , ci sono stati passaggi che mi hanno fatto piangere il cuore e sono uscito dalla sala con l’amaro in bocca…. pensando: “povero Meridione e poveri Meridionali”.

sabato 19 febbraio 2011

Lettera al Presidente Gianfranco Fini


Come tantissimi altri italiani che la seguono ormai da tantissimo tempo, voglio rinnovarle soprattutto in questo difficilissimo momento la mia fiducia. Mi rendo conto che questo mio atto non può avere altro che un significato simbolico, ma se può servire vuole interpretare il sentimento di tantissimi cittadini e di tantissime cittadine, Italiani, giovani e meno giovani che hanno ritrovato in questa nuova azione le motivazioni per continuare a lottare e non arrendersi al conformismo amorale di cui la nostra splendida Nazione è afflitta . Gli errori più grandi nelle scelte sono legati al fatto di non credere fino in fondo su quello che si è deciso, lasciando ai dubbi troppo spazio e rimettendosi troppo soventemente a tatticismi utilitaristici incomprensibili per i tanti. Come lei ha detto tante volte il dato è tratto, oggi quella parte d’Italia e di italiani che ha scelto di stare con lei non ambisce a nessun rientro  nei diversi livelli di governo , ma vuole costruire insieme a tantissime altre persone per bene un percorso virtuoso che ristabilisca regole e valori senza dei quali nulla potrà rinascere. Non sarà sicuramente il deputato in più o il senatore in meno che determinerà il successo o l’insuccesso del nuovo movimento, penso che invece giocherà un ruolo determinante la coerenza che sarà espressa nei confronti di tutte quelle tematiche che sono state trattate e che diventano codice identificativo del nuovo soggetto politico. Saranno i cittadini nelle prossime elezioni a premiare o bocciare le nostre azioni, ma queste devono essere chiare e senza nessuna titubanza. Oggi si può anche subire il fascino del potere politico ed economico che altri detengono più di tutti, ma gli slogan e gli annunci non hanno mai governato nessuna Nazione , e questo come vale per gli altri vale anche e soprattutto per noi. Bisogna confidare nei capi saldi della democrazia , continuando ad essere paladini della legalità, dell’onestà e della tolleranza. Ingaggiare una grande battaglia per organizzare e direzionare le grandi energie dei giovani, e creare da subito tutte quelle condizioni che possono far crescere motivazioni per il futuro, bisogna spingere sulla vera formazione strettamente legata ad un serio progetto di sviluppo socio economico, con la centralità data al lavoro e all’assistenza a tutte le categorie disagiate. Credere fortemente che la cultura, i beni culturali e la millenaria storia italiana sia uno dei pilastri della nostra economia, ma tenere allo stesso tempo presente le difficoltà della micro, piccola e media azienda.  La lotta alla corruzione, lo snellimento delle prassi amministrative, la lotta a gli enti inutili deve essere parte integrante dei nostri futuri obbiettivi, che ci dovranno fare individuare sacche di sprechi da ridurre e utilizzare per un rilancio vero dell’economia. Il cosmo femminile deve vedere nelle nostre azioni una grande apertura per tutte quelle potenzialità da troppo tempo poco valorizzate. Non c’è bisogno di inventarsi nulla, dobbiamo solo continuare sulla stessa strada che abbiamo scelto, la strada che tiene sempre in mente che senza condizioni come la legalità, l’onestà e la trasparenza non vi possono essere ne sviluppo ne libertà. La strade che da forza alle idee e alla passione per realizzarle;  la strada dei programmi, la strada dell’organizzazione e della caparbietà a raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissi. La quasi totalità dei circoli è con lei, c’è la necessità di lavorare per organizzarli e per istituzionalizzare il movimento, l’unico errore da non commettere è quello che per evitare di scontentare  uno o più parlamentari si finisca per rendere fandonie gli impegni presi nei confronti della base e delle migliaia di giovani e di cittadini che stanno credendo in questa nuova avventura con tanta forza e tanta speranza. Se ci crediamo fino in fondo, il resto verrà da solo .
Con immensa stima

Gaetano Amenta  

venerdì 18 febbraio 2011

Nessuno parli più di cambiamento se non con le azioni che ne provino il significato.

Dire ai nostri tempi morire per un’idea , per dei valori o per la propria patria, per molti non significa più nulla. La storia, la letteratura, la filosofia,  la si studia ormai da tempo, per un sei o al massimo un sette, e non per capire cosa è successo, ciò che è stato, magari per essere più forti per quel che vorremmo che fosse. L’amore , la passione, il gusto, la morale , il fuoco che arde, la propria terra, la famiglia, l’amicizia, il rispetto, la parola data, l’onesta, la legalità, la natura, l’umanità, non sono più componenti unici ed irrinunciabili ma retorica, flaccida e disfatta retorica. I nostri discorsi sono intrisi di frasi fatte e propongono sempre i migliori propositi, eppure le cose continuano a peggiorare, le giornate sembrano diventare sempre più pesanti, è sempre più diventata  insopportabile la fatica sulle spalle di tutte quelle persone che sono realmente schiacciate dai problemi reali del vivere quotidiano.  Il sistema implode e noi non possiamo che restare a guardare, forse è più giusto così , convincersi che è meglio che le cose precipitino ancor di più, e più velocemente. Partecipare al caos potrebbe solo peggiorare le cose , e necessario comprendere che c’è bisogno che qualcuno faccia altro, quell’altro che si ritiene superfluo, inusuale e in alcuni casi anche ridicolo. Bisogna che si ritorni ad appartenere a delle comunità anche piccole o piccolissime come può essere la famiglia, e che si ritorni a condividere dei valori, a gustare insieme il sapore del pane, magari apprezzando un sorriso sincero, o condividendo una sana risata. La semplicità è scomparsa dal nostro modo di essere, dai nostri stili di vita, ci siamo avventurati verso una complessità che non sappiamo maneggiare, è come un bolide dato in mano ad un giovanissimo fresco di patente , per il quale è facile immaginarne quali, in alcuni casi, possono essere le conseguenze. Ci siamo fatti illudere e continuiamo a farlo, non si raggiungerà mai una meta se non prima la si sia individuata, sono troppe le persone che inseguono ciò di cui non conoscono l’identità. L’inerzia ci spinge senza progetti comuni , ne obbiettivi , ne scopi, immaginate una pallina da flipper che viene sospinta ogni qualvolta sbatte contro quei pomelli infernali, noi siamo la pallina e i bombardamenti mediatici sono i pomelli infernali. Ci siamo smarriti ed è necessario ritrovarci. Necessita urgentemente fissare alcuni punti cardini , pochi ma certi per tracciare le coordinate del nostro viaggio senza delle quali il rischio è di girare a vuoto con l’unica certezza che è quella di continuare a sbattere.

Gaetano Amenta   

mercoledì 9 febbraio 2011

Bono cerca avvocati per una causa indifendibile.

Come si evince dalla replica il presidente Bono non ha argomenti per rispondere con fatti concreti agli appunti proposti nella missiva di Domenica. Non lo fa direttamente e lo fa fare ad un consiglieri che poco conosce ciò che succede in provincia perché troppo occupato con il proprio lavoro e le proprie cose, tanto da dedicare all’ente di via malta piccolissimi ritagli del suo tempo. Consigliere che voglio rassicurare in quanto la mia non è una reazione, ma un’azione politica che da qua in avanti metterà in chiaro il disorientamento e lo sbando che sta vivendo l’ente Provincia. Andolina si è limitato a sottoscrivere una nota retorica scritta da altri, quando avrò voglia di parlare di fatti che lo riguardano  dovrò necessariamente parlare di altri aspetti. Il presidente Bono continua a fare della retorica e della finzione la sua arma migliore, i progetti del nodo di Noto e del cavalcaferrovia di Rosolini oltre ad essere due progetti vecchi, elaborati negli ultimi dieci anni da altre amministrazioni, se mai vedranno la luce tra diversi anni, questo sarà grazie ad uno scippo che lo stesso presidente ha operato nei confronti di tutta la comunità provinciale. Infatti l’utilizzo delle somme pari a 31,500 milioni di euro della legge Bersani, insieme ad altri 10 milioni di euro dei Por destinati ad interventi di manutenzione straordinaria, che sarebbero bastati a rimettere in sesto e in sicurezza tutta la viabilità provinciale,oltre a dare immediatamente una grandissima iniezione alla depressa economia, alle aziende e alle famiglie dell’intera Provincia  a partire dalla zone montane, furono riversati con i soliti giochetti di palazzo solo nelle due opere sopra citate. Questo costò all’amministrazione Bono la prima crisi sottoscritta da diciotto consiglieri nel quale io ero il primo firmatario. Le uniche opere realizzate sono frutto della commissione speciale per la sicurezza stradale presieduta dal Cons. Acquaviva e voluta dai cons. Amenta-Bastante, e finanziate con max emendamento nel bilancio dal Consiglio Provinciale. Non capisco cosa significa, nella nota di risposta, che nel 2010 l’amministrazione ha approvato il piano triennale delle opere pubbliche, strumento che va approvato ogni anno propedeutico al  bilancio di previsione, ciò continua a certificare che si parla di strumenti dei quali se ne disconosce la funzione. Le risposte date sono il copia ed incolla delle imbarazzanti relazioni semestrali del presidente Bono trite e ritrite, ma alle domande più scottanti il presidente continua a non risponde. Quali sono i motivi istituzionali delle trasferte a Roma, quali i costi e quali i benefici? Se mai dovesse partire quanto costerà realmente ai cittadini l’Alberghiero di Siracusa? I 440 mila euro destinati al Natale come sono stati spesi visto che i cittadini non si sono accorti di nulla? L’assessore ai lavori pubblici che non opera dal 25 di novembre quando sarà nominato? L’ufficio tecnico che aspetta da ormai tre anni un nuovo assetto, quando tempo ancora dovrà aspettare? Chi è il responsabile per la progettazione e chi per la manutenzione ordinaria e straordinaria? Chi si occupa delle zona Montana? Questa amministrazione può vantare la realizzazione di un solo nuovo progetto? Il piano territoriale provinciale, strumento di concertazione tra Provincia e Comuni, a cosa servirà quando dopo la sua approvazione risulterà uno sterile strumento personale del presidente Bono ? I 300 mila euro per il turismo previsti nel bilancio di previsione  2010 e non spesi, idem per i 50 mila per la segnaletica turistica sono la prova della mancanza di programmazione e di idee o cosa? La solida maggioranza che la sostiene, ha completato il lavoro della confusione e del pantano dell’azione amministrativa che la contraddistingue, ogni giorno che passa nella posizione di presidente con queste condizioni, è un giorno rubato a tutti quei giovani disoccupati e a loro futuro, ragazzi che si aspettavano da lei delle risposte. Si assuma un ultima responsabilità, si dimetta.
Gaetano Amenta

sabato 5 febbraio 2011

Il presidente Bono ammetta il proprio fallimento e se tiene veramente a questo territorio rassegni le proprie dimissioni.

Ormai è una certezza la provincia regionale di Siracusa è allo sbando, l’azione di governo del presidente Nicola Bono si è afflosciata , anzi non è mai partita. Si comincia a definire come fallimentare un’esperienza che era partita con una miriade di buone intenzioni, che legate ad una costellazione favorevole definita dallo stesso presidente con l’appellativo di allineamento cosmico, si è trasformata, per effetto dell’ordine sparso in caos, determinandone un flop gigantesco. La riorganizzazione dell’ente sotto il profilo gestionale è rimasta zoppa, con la prima fase caratterizzata dalla riduzione dei settori, ormai a quasi tre anni dall’insediamento, non si capisce quale impostazione sia stata data agli ufficio dei settori area tecnica. Uffici smembrati e lasciati su se stessi, senza una programmazione, ne una pianificazione per nuove progettazioni, il tutto ci fa presumere che chi verrà dopo, troverà il nulla. Altro che programmare il futuro, mettere in moto energie, dargli metodo e obbiettivi, il Titanic affonda e i musicanti suonano allegramente per far capire il contrario.   La girandola assessoriale da l’idea della qualità dell’azione programmatica che ha confuso responsabili e preposti; l’assessore ai lavori pubblici che manca ormai da qualche settimana, dopo le dimissioni di Paolo Caruso la dice lunga sulle difficoltà politiche che l’amministrazione Bono vive. A questo si è aggiunta la mancanza del capo del settimo settore ing. Paolo Gallo che dopo non poche incomprensioni con il Presidente ed il suo staff ha preferito anticipare la sospirata pensione. La zona montana vive un abbandono che non ha precedenti, molte delle comunità vivono disagi ormai da qualche anno e si registrano una quantità imponente di strade chiuse al traffico con il consequenziale isolamento dei diversi comuni.   Le poche opere che vanno avanti a forza sono roba del passato. Un presidente che sta dimostrando giorno dopo giorno la sua incapacità a gestire, coordinare e programmare una struttura complessa come quella dell’ente Provincia. E’ grave evidenziare che l’attività che dovrebbe essere il fiore all’occhiello tra le prerogative assegnate alla Provincia, l’edilizia scolastica, sia invece in condizioni peggiori dell’ufficio tecnico. Senza mai aver affrontato seriamente la questione si tira a campare, con un settore disorganizzato se non inesistente,  inseguendo le diverse problematiche che si presentano giornalmente, non esiste un piano scuole per programmare una pianificazione concreta sulle reali necessità delle diverse strutture scolastiche, la programmazione non è materia di questa amministrazione che preferisce di gran lunga l’improvvisazione. La materia principe dell’amministrazione Bono è il contenzioso visto la mole di delibere che vengono espletate mensilmente. Piuttosto non si è ancora capito quali interessi legano l’azione amministrativa della provincia regionale con la città di Roma, visto che in base alla frequenza di partenze per la capitale del presidente Bono non si evincono a oggi ne benefici progettuali ne economici per l’ente provenienti dallo Stato,  anzi se ne presume un grosso aggravio di spese di viaggio e di soggiorno, oltre all’assenza fisica dello stesso per diversi giorni alla settimana. Alcuni articoli di giornale hanno sottolineato che: “il Re è nudo”, noi diciamo che dalla sua grande esperienza ci saremmo aspettati qualcosa di più, ma dobbiamo evidenziare che: “ sotto il vestito nulla”.
Per questa amministrazione i servizi sociali sono non pervenuti, una materia lasciata all’inerzia, alla quale si da nessuna importanza. Pochissimi i progetti presentati e finanziati da enti superiori e fondazioni, e per quei pochi non per merito dell’amministrazione. In tutti i settori si registrano le identiche difficoltà , ma il settore che da l’idea massima dell’incapacità organizzative e di programmazione del presidente Nicola Bono, soprattutto dopo la liquidazione delle vecchie APIT ,  è il turismo, settore strategico per una provincia come quella di Siracusa per l’immensa ricchezza culturale e per la massiccia concentrazione di beni culturali e paesaggistici, versa in uno stato di totale abbandono. La delega al turismo trattenuta ad interim volutamente dal presidente della provincia è l’evidenza dell’incapacità e del fallimento dello stesso e della sua amministrazione tanto sulla programmazione che sul coinvolgimento del territorio e degli enti locali. Tolta qualche partecipazione alle borse del turismo nazionale e comunitarie come Milano e Berlino si rilevano solo azioni inconcludenti, l’ultima Paestum dove il Presidente ha potuto sperimentare la propria solitudine , per l’assenza totale di amministratori degli enti locali e operatori. I 440 mila euro del trascorso Natale sono roba da corte dei conti, una polverizzazione e uno spreco dei soldi pubblici per progetti inconsistenti non coordinati e gestiti senza alcuna programmazione, passati come la prassi della prima repubblica vuole in anonimato, niente comunicazione, nessuna azione per pubblicizzare gli eventi.  La cosa più sconvolgente che nessuno si indigna ne cittadini ne associazioni ne opposizioni. In un momento di cosi grande crisi, dove molte famiglie non hanno potuto godere della felicità del santo Natale sono stati sprecati quasi 900 milioni delle vecchie lire in maniera totalmente inconcludente, e menomale che la carica assessoriale era detenuta da un Senatore della Repubblica. Non si sente più palare di inchieste giornalistiche nella nostra provincia, per rendere tutto più trasparente, incrociare atti pubblici come le delibere e i beneficiari potrebbe mettere in evidenza se i prodotti acquistati o i progetti sostenuti sono di reale qualità ed in alcuni casi se sono stati veramente eseguiti o no. Il settore del turismo ad oggi non ha una struttura ed è deficitario di mezzi e personale, i fondi previsti nel bilancio 2010 per circa 300 mila euro sono rimasti quasi tutti non spesi , la stessa cosa vale per le 50 mila euro destinate alla segnaletica turistica provinciale . Carente di idee ed azioni moderne per la creazione di condizioni a sostegno del territorio e delle aziende, il turismo per il presidente Bono  si organizza con slogan vecchi che sentiamo ormai da decenni. Come quelli ultimamente letti sulla stampa inerenti alla necessità di un tavolo permanente tra i vari livelli istituzionali,  per stilare un piano strategico tra Stato, Regioni, enti locali ed operatori, come dire io nelle mie di competenze non ci sto capendo nulla e meglio che mi trovo una scusa per giustificare l’inconcludenza che si registra nell’ente provincia. E’ ora che qualcuno gli spieghi intanto le elementari competenze di cui l’ente è deficitario, a partire dalla strutturazione del settore del turismo e alla sua infrastrutturazione tecnologica, riorganizzare  i rilevamenti delle presenze e i controlli delle strutture recettive, programmare delle azioni a sostegno delle attività turistiche e riattivare i punto info in tutta la provincia, riorganizzare le pro loco assegnando loro il giusto ruolo previste dalla riforma legislativa. Prevedere formazione per il miglioramento dei servizi e per accompagnare i giovani nell’insediamento al lavoro. La politica crei le condizioni per facilitare la possibilità di imprendere e non scarichi sempre ad altri le proprie responsabilità. Basta con le cabine di regia con un solo uomo al comando che come soluzione propone solo Project financing per tutte le stagioni, quando in tutta la sua carriera politica di oltre trent’anni non può dimostrare un solo esempio concreto e funzionale a lui assoggettabile. L’idea di fare sistema è cosa altra, basata sulla collaborazione e sulla condivisione di programmi e di obbiettivi concreti, che il presidente Bono disconosce , e non solo nei confronti del territorio inteso come enti locali e operatori, ma tutto ciò lo disconosce anche dentro l’ente che governa in quanto l’azione della propria amministrazione non si basa su un progetto condiviso con la sua squadra assessoriale ed i suoi dirigenti, che sfido indicare un solo incontro per discutere di programmazione ed obbiettivi, la maggior parte degli assessori sono disorientati oltre che autodidatti da qualche settimana. La stampa di questi ultimi giorni riporta nuovamente dichiarazioni del presidente della provincia che titolano “nel turismo il nostro futuro” , uno slogan che ci piacerebbe sentire da volti nuovi magari che hanno le idee più chiare e non da chi da trent’anni cerca di dimostrare un qualcosa che invece certifica ampiamente il suo fallimento come politico e come amministratore. Mentre l’innovazione trova nelle amministrazioni avanguardiste sempre più spazio, la nostra provincia è rimasta alla penna e calamaio. Ce n’è abbastanza perché il presidente Bono ammetta il proprio fallimento e se tiene veramente a questo territorio  rassegni le proprie dimissioni.

Gaetano Amenta

giovedì 20 gennaio 2011

Gruppo di responsabilità o vergogna d’Italia? Fate voi, il fatto che in Italia non si capisce più nulla, si sono capovolti valori, principi e regole del decoro, presupposti fondamentali per mantenere un minimo di dignità.



Sembrano esserci tutti alla corte del Re Silvio, principi, musici, cantori, ciambellani, giullari, cortigiani, servitù e saltimbanco, pare non manchi nessuno. La Polis greca, quella con la P maiuscola dettava un concentrato di presupposti alle quali bisognava dare il massimo valore ed il massimo rispetto per essere riconosciuti all’altezza di governare la Res Pubblica. Quindi la Polis, la perimetrazione all’interno del quale viene circoscritta la Città o lo Stato e la Res Pubblica, gli interessi comuni che vengono affidati ai rappresentanti del popolo. Rappresentanti ai quali non viene affidato solo il compito di governare con onestà, secondo scienza e coscienza, ma gli viene affidata la rappresentanza e la rappresentatività di tutta la cittadinanza soprattutto nel decoro del comportamento, lo stesso che Macchiavelli individua nell’etica, distinguendola in etica civile ed etica statuale dando a quest’ultima  un’importanza maggiore rispetto alla prima. Alle porte del terzo millennio in Italia tutto ciò sembra essere sparito, l’etica statuale è stata distrutta con l’aggravante di porsi come modello per quella civile dove molti disvalori del passato anno assunto il ruolo di valori, rispolverando come per incanto tutte quelle categorie che dalle fiabe e dai libri di storia erano usuali riempire le corti. Non contenti di ciò alcuni di questi si associano per meglio rappresentare il bene dei cittadini  e dell’Italia ponendosi appellativi come quello di “gruppo di responsabilità”. Il significato nella lingua Italiana del termine Responsabilità detta: La condizione di dovere rendere conto di atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha una parte, un ruolo determinante; se questo è lo stesso  significato di responsabilità del codesto gruppo allora avranno di che rispondere davanti ai cittadini e davanti all’intera Nazione.

Gaetano Amenta

mercoledì 19 gennaio 2011

Chi fa bunga bunga può governare un impero, ma non una democrazia.

E' il presidente del Consiglio, cribbio (direbbe lui). Il presidente del Consiglio, non un cittadino normale o un miliardario qualsiasi che fa quel che vuole dei suoi soldi e di se stesso, e se si infila venti ricattatrici potenziali sotto le lenzuola, alla peggio ci rimette il portafogli e l’argenteria di famiglia. Lui è il leader politico di uno Stato e i rischi a cui lo espone la sua condotta privata non investono solo la sua persona, ma tutti gli italiani. E se il servizio segreto di una nazione o multinazionale straniera avesse assoldato Ruby per costringere il premier a firmare un accordo economico svantaggioso per l’Italia in cambio del silenzio?

Moralismo? No, Machiavelli. O, se preferite, la morale dell’Uomo Ragno: a grandi poteri grandi responsabilità. Il capo di un governo eletto dal popolo non è «uno di noi». Deve essere meglio di noi o quanto meno sembrarlo. Poiché rappresenta l’immagine del proprio Paese nel mondo, è tenuto a rispettare le sacre regole dell’ipocrisia, a contenere i suoi vizi o comunque a occultarli, come fecero Kennedy, Craxi e Mitterrand. E quando viene beccato, deve chiedere scusa e mostrarsi contrito in stile Clinton, non negare l’evidenza e parlare d’altro, di rispetto della privacy (che per lui non vale) e di complotti che anche se ci fossero non scalfirebbero il nocciolo della questione: chi fa bunga bunga può governare un impero, ma non una democrazia

domenica 16 gennaio 2011

Avanti così con determinazione e Coraggio.La politica come missione.

Non è certo ora di dubbi o riflessioni passive, la strategia fin ora adottata a dato ottimi frutti un grosso impatto sin da subito con l’opinione pubblica e una grande attenzione che non può e non deve essere delusa. Il 14 Dicembre è una grande vittoria e non una sconfitta politica, se si è perso per qualche voto che ha certificato coloro che hanno cambiato casacca nel volgere di poco tempo come personaggi legati a degli interessi personali in barba a qualsivoglia principio etico e morale, ciò ci deve dare forza anziché togliercela. Un piccolo rimprovero però c’è lo dobbiamo fare, se ci soffermiamo attentamente sulla riforma dell’università alla fine chi si sono sentiti traditi sono qualche milione di giovani che avrebbero scommesso fortemente che futuro e libertà avrebbe incarnato le loro proteste. In realtà non è andata così, abbiamo dato l’ennesima mano d’aiuto al Premier e al suo governo come dire alla fine vivono sempre nella speranza di rientrare. Oggi superate tutte queste questioni bisogna partire dalle certezze e passare a fatti concreti. Le certezze sono riscontrabili in migliaia di pagine Facebook  e di blog su Generazione Italia, Futuro e Libertà ed altro che confermano i sondaggi sul fatto che questo movimento esiste e come. I fatti concreti si riassumono nella necessità che questo movimento va istituzionalizzato, le Città, le Provincie, le Regioni e lo Stato vanno governati con i rispettivi organi di governo, si ha la necessità da subito che il movimento esista in tutta Italia fisicamente. Per semplificare questo lavoro c’è la necessità di organizzare migliaia di persone atte a svolgere questo ruolo, organizzarle e motivarle a dare una struttura in un tempo relativamente breve al movimento. La sterzata che il Presidente Fini ha dato , in termini di tematiche trattate e di punti di vista messi sul tavolo per le soluzioni ci ha spostato il baricentro di appartenenza in un’aria molto più vasta di quella a cui eravamo legati, si è avuto il coraggio di abbattere gli steccati del novecento che davano troppo spazio ai nostalgici e alle vecchie metodologie. Saper bene interpretare il presente significa per noi maggiore consapevolezza per costruire le strategie per il futuro, oggi incombe la necessità principalmente di diventare credibili e ciò lo possono determinare solo fatti concreti. Lo sforzo di uno statista come il presidente della camera sta dimostrando di essere , sta proprio nell’aver messo in gioco la massima posta , se stesso, con la voglia , la passione e la determinazione di lasciare a noi tutti la testimonianza del coraggio nel difendere dei valori e dei principi senza dei quali non si potrà mai costruire una grande Nazione. Valori e Principi che devono essere codificati nel nostro DNA, facendo si che il nostro popolo diventi  portatore sano degli stessi. Il valore ed il coraggio rappresentati da Presidente Fini sono stati certificati da 33 valorosi Deputati e da 10 altrettanto valorosi Senatori, questo per il popolo di Futuro e Libertà è un orgoglio di cui andrà sempre fiero, per tale motivo questo stesso Popolo vi chiede di andare avanti con determinazione perché alla fine ci prenderemo le nostre meritate soddisfazioni. Con immenso riconoscimento

Gaetano Amenta.

sabato 8 gennaio 2011

Datemi una leva e vi solleverò il mondo… la leva del futuro? I Giovani

Secondo la prestigiosa rivista americana “Time”l’uomo dell’anno 2010 è Mark Zuckerberg, un giovane di 26 anni, creatore di facebook, piattaforma di social network con più di 200 milioni di iscritti .
L’idea di creare un nuovo modo di comunicare nasce e si sviluppa nella prestigiosa università di Harvard e vede la partecipazione al progetto di altri brillanti studenti tra cui McCollum,grande esperto di informatica, Dustin Moskovitz e Chris Hughes.
Andando a ritroso nel tempo ,siamo nel 1968, il giovane diciassettenne Bill Gates, grazie ad una convenzione tra la scuola e la Computer Center corporation, può esercitarsi su un DEC PDP 11,restando folgorato dalle potenzialità di quella famosa macchina chiamata computer, la sua storia professionale (la creazione di Microsoft che lo ha reso il secondo uomo più ricco al mondo )è oggi conosciuta a tutti.
Cosa unisce questi due personaggi è chiaro :la giovane età, la voglia di fare,una scuola che ha fornito le competenze adeguate e mezzi per sviluppare l’ingegno, imprese che hanno investito sulla persona o sul progetto e un sistema basato sulla meritocrazia.
Lo stesso Bill Gates dichiarò nella sua autobiografia che le assunzioni venivano premiati i soli talenti, senza precedenti esperienze lavorative, ma con idee nuove da implementare.
Gli Stati Uniti sono un terreno fertile, in cui si investe molto in sviluppo e ricerca, stimolando quelle nuove aree di mercato in cui il sapere innovativo e creativo dei giovani può esprimersi al meglio.
Spostiamoci ora in Italia. Negli stessi anni in cui Bill Gates progettava la nascita della Microsoft, in Italia avevamo uno dei padri del microprocessore: il fisico Federico Faggin.
Dov’è questo talento? Naturalmente in America.
La SGS-Fairchild nel 1968 resasi conto del suo talento lo invitò a fare un’esperienza in California,affidandogli lo sviluppo dell’originale MOS Silicon Gate Technology.
Più del 90% di tutti i circuiti integrati prodotti nel mondo utilizzando la Silicon Gate , progettata da Faggin.
In Italia Faggin ha ricevuto decine e decine di riconoscimenti, è stato nominato Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica e ha più di 5 lauree “honoris causa” conferite da università italiane.
E’ possibile premiare i talenti con pezzi di carta inutili?
Non è forse necessario creare le condizioni affinché questi talenti restino in Italia , piuttosto che regalare capitale umano e miliardi ad altri Paesi?
Il fenomeno della fuga di cervelli non è un problema di oggi che si vuole risolvere con l’introduzione di un’imposta sostitutiva pari al 10% sui redditi dei ricercatori che rientrano in Italia.
Pensiamo forse che i talenti siano interessanti alle imposte? I talenti vogliono coltivare i loro saperi ed essere accolti da realtà innovative che gli offrano la possibilità di progettare e sviluppare le loro idee.
La risposta così anacronistica del ministro Tremonti non fa altro che sottolineare la gerontacrazia di un sistema di un sistema che chiude le porte ai giovani alla formazione, all’innovazione tecnologica.
Mentre Bill Gates progettava all’età di 20 anni il suo impero in Italia andava affermandosi la logica gerontocratica.
Analizzando la data di nascita dei nostri Presidenti del Consiglio dal 1972 ad oggi emergono due dati : tutti sono nati prima del 1940 e quasi tutti hanno compiuto studi giuridici
Andreotti (1919), Rumor (1915) Moro (1916) Cossiga ( 1928)Forlani (1925) Spadolini ( 1925) Fanfani (1908) Craxi(1934) Giovanni Goria l’unico laureato in economia e commercio , classe 1943 fu costretto a tornare a casa dopo la bocciatura del bilancio e degli interventi straordinari per il Mezzogiorno.
Ancora : De Mita (1928) e mentre nei mercati ,siamo nel lontano 1989,si affacciavano prepotenti i primi cellullari e il motore di ricerca Google ,in Italia a 70 anni veniva nuovamente eletto Andreotti , poi Amato (1938), Ciampi (1920)Berlusconi (1936) Dini(1931)Prodi (1939) D’Alema ( rercord: classe 1949) e poi ancora senza nessun nuovo nome o ricambio generazionale Amato , Berlusconi , Prodi e ancora Berlusconi.
C’è un proverbio toscano che recita “Minestra riscardata ‘n fu mai bona” ,nel nostro Paese si è seguito il criterio opposto , il mercato avanza e noi rispondiamo con la solita minestra riscaldata , che non può che portare a risultati pessimi.
E’ sconcertante pensare a quanti di quei nomi occupino ancora il Parlamento e gli uffici pubblici di potere, a quanti superino i 60 anni e al numero così esiguo di giovani in Parlamento .
Non stupisce che il Ministro Tremonti pensi di risolvere la fuga dei cervelli introducendo l’imposta sostitutiva del 10% in luogo dell’IRPEF o che nel momento in cui è necessario rilanciare le pmi vengano incrementati i pedaggi autostradali.
In Italia che già soffre per la carenza di infrastrutture e per condizioni di oligopolio nei trasporti , oltre a questi deficit che rappresentano un costo per mancanza di opzioni , le pmi dovranno affrontare il rincaro della benzina e il rincaro dei pedaggi autostradali .
Un’impresa che lavora in efficienza deve coprire i costi ed avere un margine di guadagno ; per far ciò dovrà per forza di cose traslare sul prezzo di vendita i maggiori costi del trasporto .
Cosa produce questo meccanismo?
I consumatori finali si privano del bene e non acquistano , le imprese esposte finanziariamente non riescono a coprire i costi e a rimborsare i debiti contratti e necessariamente chiudono ,mandando a casa i lavoratori.
Il questo meccanismo non si vedono vincitori , solo vinti :l’impresa, il consumatore finale , il lavoratore ora disoccupato e anche lo Stato , si lo Stato perché un’impresa che chiude è un’impresa che non darà redditi ai fini IRES, IRAP , IRPEF , d’altro canto il lavoratore non spenderà e vi sarà un minor gettito IVA. In due parole una norma anacronistica è una norma dannosa per l’Italia intera.
Può la faccia di Zuckerberg, giovane di 26 anni ,essere uno stimolo per noi giovani italiani?
Penso di si .
La nostra classe dirigente ci sta spingendo a limitare le nostre ambizioni , a rinunciare al nostro futuro e sta portando la nostra Italia verso il declino per la non più accettabile difesa di poteri acquisiti , ma mai ereditati, perché non esiste un sistema ereditario :la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme di una Costituzione che dovrebbe essere oggi riformata a favore di quegli stessi giovani esclusi da ogni forma di potere o rappresentanza.
L’Italia è al penultimo posto per tasso di occupazione giovanile , la stessa Costituzione nello stabilire le regole per essere eletti nel Parlamento demoralizza l’entrata dei giovani in politica e i diritti all’uguaglianza , al lavoro , allo studio vengono mortificati continuamente da una fetta di popolazione che ha più di 50 anni e che ostinatamente non vuole riconoscere che i tempi sono cambiati .
Secondo i dati del rapporto ManagerItalia nel 2020 gli elettori over 50 supereranno di gran lunga gli elettori under 50.
Il problema è che già oggi i giovani rappresentano il 15% degli elettori del Parlamento italiano ed essendo una quota così esigua nel proporre le riforme i politici non fanno altro che assecondare la fascia di età che apporta più voti in parlamento cioè quella degli over 40.
Immaginiamo cosa accadrà nel 2020 quando la percentuale del 15% tenderà ulteriormente a ridursi .
Crediamo forse di vincere un mondiale convocando la nazionale del 1980? Siamo forse in grado di partecipare a missioni di pace senza che intervengano quei giovani che si adattano alle condizioni più assurde?
Pensiamo a quanti nostri genitori hanno ancora difficoltà ad apprendere i meccanismi dell’informatica o all’avvento dell’euro. Molti nostri nonni prima di esprimersi in euro , ragionavano e ragionano oggi ancora in lire, perché è per loro difficile adeguarsi ad una moneta che non è stata la loro per gran parte della loro vita.
E’ così anche per la tecnologia e l’innovazione : chi si trova a doversi adattare , formato su altri meccanismi , tenderà ad essere più restio al cambiamento e all’innovazione rispetto ai giovani di oggi che nel cambiamento sono nati e che non possono confrontarsi con un vecchio sistema perchè non lo conoscono , ma sono incubatori di un nuovo sapere che viaggia in internet , nell’informatica in genere, nei nuovi linguaggi.
Senza uno scossone generazionale l’Italia si incammina verso il declino e nulla esclude che tra dieci anni troveremo gli stessi nomi in Parlamento se non prendiamo coscienza del fallimento di un tale sistema.
Esistono due strade : emigrare come ci ha consigliato il dott. Berlusconi o prendere coscienza oggi del problema e cercare attraverso l’unione , lo scambio di idee , le proteste di cambiarla questa Italia senza rimandare il problema a domani , perché il futuro un’Italia senza giovani non ce l’ha.
di Annalisa Lembo

mercoledì 5 gennaio 2011

Facciamo in modo che questo possa diventare un momento storico.

La storia, quella studiata sui banchi della scuola e assaporata pagina dopo pagina azione dopo azione, per poter essere, ha avuto bisogno non solo di chi ha sapientemente e minuziosamente raccolto i fatti e li ha riportati nei diversi volumi, ma ha avuto soprattutto bisogno di uomini e donne che con il loro coraggio, con la loro caparbietà e con la loro determinazione,  hanno dato vita ad una innumerevole sequenza di azioni coordinate per realizzare delle idee, …..idee, che nel loro immaginario rappresentarono il sogno, con l’ambizione di raggiungere nuove ed inesplorate mete. La libertà, la democrazia, il diritto , la fratellanza il senso di appartenenza ad una determinata comunità, l’identità, sono elementi di un inestimabile valore guadagnati con il sacrificio di tante vite umane che hanno creduto fino in fondo su quello che volevano, porgendolo come dolce dono alle generazioni che sono seguite. Il sapore del vivere, il gusto del bello, il rispetto per gli altri e per le cose, amare l’ambiente, la cultura , la società,  sono allo stesso tempo frutto e cibo delle e per le nostre anime.    Comprendere queste cose per milioni di individui che si affannano a rincorrere un qualcosa che non è mai stato identificato è veramente difficile; ma ancora una volta la storia ci ha insegnato che ci sono momenti nella vita dove la percezione del malessere quello vero non certo quello economico,  raggiunge livelli che rendono la vita stessa insopportabile facendo riconoscere ai tanti che la misura è colma. Il nostro sistema assomiglia ad un pachiderma  che ha affondato le sue zampe nel sudiciume e nelle più svariate immondizie e non riesce più a muoversi, ma lo fa con una certa aria di compiacimento visto che ancora crede di avere tutto sotto controllo. E in considerazione a tutto ciò che si spinge verso il risveglio delle coscienze, la necessità di rinsavire per riconoscere stolti, problemi e causa dei quali; risvegliarsi con occhi nuovi disincantati non più disponibili ne prede degli incantatori di serpenti, ma lucidi e pronti ad affrontare personalmente e direttamente la realtà anche se dura ed ossessiva. Le generazioni che vivono questo nostro presente e le successive, sono destinate ad assumersi responsabilità importanti;  dolenti o nolenti non potranno fare altro che tirare fuori le più fervide energie e mettere a punto strategie per salvare il mondo e se stessi, altrimenti non resta che soccombere; se non siamo stati capaci di trovare  le soluzioni per vivere meglio ora ne siamo costretti. “Facciamo in modo che questo possa diventare un momento storico”.

Gaetano Amenta